Gian Marco Remondina, è stato tecnico di Sassuolo e Verona, avversari domenica in campionato. Alla guida dei neroverdi ha conquistato una promozione in C1, arrivando l’anno dopo ai play off per la B. Con l’Hellas, invece, sempre in C1, dopo una prima stagione di transizione, con una squadra imbottita di giovani, è stato protagonista di una prepotente cavalcata, fermatasi all’ultima giornata con il Portogruaro. «Quello con il Portogruaro – racconta – fu l’epilogo che nessuno si aspettava. Vincere con una squadra rinnovata rispetto all’anno prima non è mai facile, tuttavia qualcosa non è andato per il verso giusto. Pagammo, forse, l’assenza di un attaccante in grado di garantire una quindicina di gol. È giusto, comunque, che io mi prenda le mie responsabilità. L’esonero fu sicuramente spiacevole e inaspettato perché, conoscendo bene i giocatori, ero ancora convinto di potercela fare. Per un allenatore, però, sono cose che fanno parte del gioco».
Parlando di quel Verona, impossibile non ricordare la figura del compianto presidente Martinelli. «Non smetterò mai di ringraziarlo – confessa – per avermi dato la possibilità di allenare una società gloriosa come l’Hellas. Soprattutto lui arrivò a metà della prima stagione e l’anno dopo decise di confermarmi quando, di solito, ogni volta che cambia una società, cambia spesso anche la guida tecnica. Fu molto dispiaciuto per l’esonero ma era comprensibile, perché stava facendo di tutto per il suo Verona». I
n quegli anni, inoltre, nelle giovanili gialloblù iniziava a muovere i primi passi un certo Jorginho, diventato oggi uno dei più forti centrocampisti in circolazione. «Si vedeva subito che aveva la stoffa di uno che avrebbe fatto strada. Durante la settimana si allenava spesso con noi. In occasione, poi, dell’amichevole del giovedì, lo convocavo sempre. A quel tempo, forse, era penalizzato da una struttura fisica gracile. Per la sua crescita, non solo fisica, fu fondamentale l’intero campionato disputato con la Sambonifacese. Oggi è un giocatore universale di grande valore, in grado di coprire tutti e tre i ruoli di centrocampo».
Lo sguardo finale è sulla sfida di domenica. «A Sassuolo – è il suo commento – esiste un progetto tecnico ben preciso che prevede la valorizzazione di giovani di qualità, affidandosi a tecnici che portino avanti una precisa idea di gioco. Tutto questo grazie anche alla presenza alle spalle di una società molto forte economicamente. A Verona, da quando è arrivato Juric, sta succedendo per certi versi un po’ la stessa cosa, anche se la potenza economica è diversa. Mi spiace per Di Francesco, allenatore bravo e preparato, ma non era l’uomo giusto perché con altre idee di gioco. Meglio, invece, Tudor, il cui pensiero si sposa di più con quello di Juric. Domenica mi aspetto una partita molto equilibrata, i gialloblù sono in grado di mettere in difficoltà chiunque».