Ricordate Reinaldo Rosa dos Santos? Sì, proprio lui, arrivato al Verona di Gigi Cagni con l’etichetta di grande promessa? Oggi ha cambiato lavoro, dopo una carriera zeppa di promesse, mai del tutto mantenute. Ai mondiali Under 20, lui e Ronaldo furono le stelle. Lui e il Fenomeno, pensate che strana storia, a volte, è la vita…Il gruppo di samba Pagode do Rei spopola a Belo Horizonte e dintorni. Cantante e percussionista, orecchini ad entrambi i lobi ed un berretto che nasconde gli effetti del tempo. Reinaldo è stato uno degli attaccanti più promettenti che il Brasile ha avuto negli ultimi trent’anni.
A metà anni ’90 il suo Paese si chiedeva chi fosse il nuovo Pelè, pensate un po’…
Reinaldo arriva in Europa, lo prende il Parma, molto attivo sul mercato sudamericano. Il Parma lo parcheggia all’Anderlecht, in attesa che si liberi una casella tra gli extracomunitari. Ma Reinaldo in Belgio, comincia la…discesa. Gioca poco, si muove molto, soprattutto (dicono i bene informati…) la notte. Vita sregolata, le voci aumentano.
Finisce l’avventura in Belgio, torna al Parma, che lo dà al Verona. E’ il primo giocatore di colore, sembra un calcio al razzismo, in una città che aveva appena “rifiutato” Ferrier.
Reinaldo gioca una sola volta, la maglia numero 10, a San Siro col Milan. Gigi Cagni non lo vede, ma è lui, soprattutto, a non farsi vedere. La discesa continua.Torna in Brasile, gira 20 squadre in 15 anni, vince qualcosa, senza essere mai il campione che aveva promesso. Oggi suona, canta e balla, “…però, forte quel percussionista…”