Nata la prima bambina a Verona con il reimpianto del tessuto ovarico. La crioconservazione ha permesso infatti la gravidanza dopo 15 anni dalla malattia.
La bambina è nata il mese scorso e sta bene. Il parto è stata la conclusione felice della storia personale di una mamma veronese che, in età adolescenziale, si è ammalata di Sarcoma di Ewing e per effetto delle chemioterapie avrebbe irrimediabilmente perso la capacità riproduttiva. Invece, dopo 15 anni, quella donna ha avuto il reimpianto del tessuto ovarico che le era stato prelevato prima delle terapie e crioconservato. Oggi, la piccola Marta (nome di fantasia) è la prima bambina a Verona nata con una gravidanza ottenuta attraverso il reimpianto del tessuto ovarico.
La storia. La piccola Marta è venuta alla luce con parto spontaneo. La mamma, 36 anni, aveva scoperto a 21 anni di essere ammalata per cui avrebbe dovuto eseguire terapie gonadotossiche. All’epoca, 15 anni fa, la paziente si era rivolta agli specialisti del Policlinico Sant’Orsola di Bologna che l’hanno incoraggiata a intraprendere il percorso di preservazione della fertilità, con l’asportazione del tessuto ovarico per congelarlo e conservarlo in azoto liquido. Dopo 15 anni, quando ormai era considerata una ex paziente oncologica, la signora si è rivolta al Centro di PMA dell’AOUI di Verona per essere presa in carico con la fecondazione in vitro e essere seguita nella stimolazione del tessuto ovarico reimpiantato.
La Procreazione medicalmente assistita. Il lieto fine della storia è stata una vicenda clinica che ha coinvolto molti professionisti Aoui. Nella fase recente, quella della gestazione, sono stati i ginecologi del Centro aziendale di PMA, dove è attivo il Servizio di Oncofertilità per la presa in carico da parte di medici oncologi e medici della riproduzione delle donne con diagnosi oncologiche in età riproduttiva. Nel caso della neomamma, la stimolazione del tessuto ovarico reimpiantato ha portato allo sviluppo di un solo follicolo che è stato recuperato e inseminato, ottenendo un embrione. La fecondazione assistita in vitro è stata eseguita con tecnica ICSI. Da questo processo in poi tutto è andato bene: test di gravidanza positivo, decorso regolare, parto spontaneo e la nascita di una bimba sana. Solitamente, per arrivare all’esito positivo sono necessari 10/15 ovociti, per questa mamma veronese ne è bastato solo uno. Al mondo, finora, sono state registrate più di 130 nascite avvenute grazie a questa procedura. Un risultato che incoraggia le donne che si ammalano di cancro in età fertile a non rinunciare al sogno della maternità, dopo la guarigione. Le probabilità di concludere con successo una gravidanza dopo il reimpianto di tessuto ovarico crioconservato arrivano al 40%.
Alla conferenza stampa erano presenti con il dg dell’Azienda Ospedaliera Callisto Marco Bravi, la dottoressa Matilde Carlucci, direttore sanitario;, il professor Massimo Franchi, direttore dipartimento Materno-Infantile, il dottor Guglielmo Ragusa, direttore Centro Procreazione Medicalmente Assistita;, la dottoressa Rossana Di Paola, medico ginecologo specialista in oncofertilità;, il dottor Simone Cesaro, direttore UOC Oncoematologia Pediatrica, il professor Stefano Uccella, medico ginecologo e la dottoressa Demelza Bettin, biologo.