Regionali e terzo mandato, così Tosi dà l’assalto alla poltrona di Zaia Forza Italia con Tajani ha detto no alla proroga dei governatori. E FdI vuole il Veneto

Tosi 18072022_CONSIGLIO COMUNALE ©DANIELA MARTIN

Mancano due anni alle prossime elezioni regionali, ma la campagna elettorale ormai è più accesa che per le elezioni Europee che si tengono tra qualche mese. La poltrona di governatore del Veneto è un obiettivo che sta creando terremoti politici soprattutto nel centrodestra con scontri di durezza mai vista. In particolare la miccia è il terzo mandato ai governatori che il Governo non intende concedere, facendo rispettare la legge che limita a due mandati l’impegno dei presidenti. Così sarà per De Luca in Campania, così sarà per Zaia in Veneto. E allora se Zaia è fuori corsa (sicuri?) la poltrona diventa davvero contendibile. Per chi? Allo stato attuale gli accordi nazionali dovrebbero prevedere il Piemonte a Forza Italia, la Lombardia alla Lega e il Veneto a Fratelli d’Italia. Ma tutto potrebbe cambiare. Perché quali sono i candidati alla presidenza del Veneto per Fratelli d’Italia? Il ministro degli Esteri, Tajani, segretario nazionale di Forza Italia ha lanciato Tosi per la corsa alla presidenza. E Tosi non si tira indietro. Perché? Perché sa che gli alleati di FdI non hanno grandi nomi su cui puntare, tra il ministro Nordio e l’assessore Donazzan. E allora l’ex sindaco di Verona, oggi deputato e vicepresidente della commissione Trasporti, si butta nella mischia. Questo infatti è il suo vero obiettivo: non tanto le Europee, seggio già conquistato e al quale aveva rinunciato in favore di Lorenzo Fontana oggi presidente della Camera, ma la presidenza della Regione del Veneto. Tosi punta lì: essere il successore di Zaia. E’ già stato assessore alla Sanità, ruolo chiave per il bilancio regionale, conosce come funziona la macchina amministrativa, potrebbe rimanere sul territorio che ben conosce e Fratelli d’Italia potrebbe prendersi il Piemonte. Così si capisce la violenza dello scontro tra Tajani, Zaia e Tosi per il terzo mandato. A rompere gli indugi è stato Tajani che per le regionali ha dichiarato che saranno confermati tutti gli uscenti che significa il presidente Cirio in Piemonte e Bardi in basilicata oltre ovviamente ai consiglieri regionali, ma soprattutto ha detto che va rispettato il limite dei due mandati per i presidenti, un chiaro no dunque all’ipotesi di deroga per il terzo mandato. “Non è che possiamo fare le leggi per qualcuno, e poi è sano garantire un ricambio nella leadership delle Regioni dopo 10 anni. Un conto sono i sindaci dei comuni piccoli, un conto i presidenti delle Regioni”. Ma anche in Fratelli d’Italia qualcuno si sta interrogando se sia giusto o no fermare i governatori che hanno ampio consenso. Il ministro Crosetto, per esempio, riferendosi a Tajani ha sottolineato che “decidono i cittadini. La Costituzione dice che il popolo è sovrano”. Anche se come vedremo, la Meloni resta ferma sul no al terzo mandato. A stretto giro è arrivata la replica a Tajani da parte di Zaia, molto vicina alle posizioni di Crosetto: “Tajani dice no al terzo mandato? E’ un blocco è anacronistico. Io penso che in democrazia ci sia la libertà di esprimere opinioni, pensieri e magari anche lavorare perché queste si verifichino. Ciò non toglie che la libertà di ognuno di noi finisce dove inizia quella dell’altro. Penso che il tema del blocco dei mandati sia qualcosa di anacronistico”.

“Decida il popolo”. “No, la legge si rispetta”. Zaia: “Il limite dei due mandati è anacronistico”. Tosi: “Lui era d’accordo. Sia coerente”

“Anacronistico perché”, prosegue Zaia, “ci sono solo due cariche che vengono elette direttamente dai cittadini e sono il sindaco e il presidente di Regione. Guarda caso sono le due cariche che hanno il blocco dei mandati. Il che vuol dire che il sindaco non può andare a fare il sindaco per più di due mandati, ma può stare una vita in Parlamento”. Una critica diretta ai parlamentari a vita. E qui si inserisce Tosi che contro il “nemico” Zaia entra con decisione: “Luca Zaia, che oggi è a scadenza e si batte per eliminare il limite dei due mandati, nel 2016 in una trasmissione su Rete 4 rivendicava orgoglioso che proprio per sua volontà quel limite era stato inserito per gli assessori della Regione Veneto. Il sottoscritto lo ricordava giusto ieri che fu proprio il Veneto guidato da Zaia, nel 2012, non solo a recepire la legge nazionale sul limite per i Governatori, ma ad aggiungerlo anche per gli assessori regionali. Ribadisco: dov’è oggi la coerenza di Zaia? Perché in passato si ergeva a paladino anti-casta e oggi, pur di continuare a governare, ha cambiato idea e si allea persino con la sinistra, cioè i governatori del Pd De Luca, Emiliano e Bonaccini? Non è la cosa più elegante cambiare posizioni in base alla convenienza del momento”. Tosi tra l’altro ricorda che Zaia ha iniziato a governare prima dell’introduzione del limite dei mandati e quindi in realtà ne ha già fatti tre: “Forse Zaia lo ha dimenticato, ma è presidente regionale dal 2010, quindi di fatto è già al terzo mandato, il prossimo che lui agogna sarebbe il quarto. È da 13 anni che Zaia guida il Veneto, in termini di grandi opere pubbliche non ha fatto granché, è vero (il Passante, la Pedemontana e tutti i nuovi grandi ospedali non si devono certo a lui), quindi comprendo che potrebbe non essersi reso conto del tempo trascorso…”. Un duello vero e proprio ormai, più che uno scontro tra i due che ben si conoscono essendo stato Tosi proprio uno degli assessori di Zaia. E la posta in palio è sempre più evidente: la poltrona della presidenza della Giunta del Veneto che l’ex sindaco vuole strappare al Doge trevigiano. E non è un caso che la Lega con Salvini, dopo l’uscita di Tajani, sta facendo pressing sul Governo e sulla premier per sbloccare il terzo mandato proprio per Zaia e non solo, mentre la Meloni ha già detto ai suoi di Fratelli d’Italia che non si cambia e che il partito ha poca rappresentanza nelle regioni rispetto a quanto vale adesso nelle urne. Per cui l’obiettivo è il Veneto. Ma Forza Italia con Tosi sta svuotando la Lega a colpi di campagna acquisti, l’ultimo il consigliere regionale Fabrizio Boron che era stato eletto guarda caso con la lista Zaia presidente e con un passato sempre leghista. ma come spiegato in conferenza stampa al Caffè Pedrocchi di Padova, le derive verso l’estrema destra di Salvini stanno ponendo più di qualche interrogativo a tanti leghisti. E Tosi con Forza Italia ha aperto le porte, costruendo un gruppo consiliare che ora reclama un assessorato nella Giunta Zaia e poi reclamerà la poltrona più prestigiosa.