Domenica prossima, nel giorno in cui è prevista anche la tornata elettorale per le amministrative, 51 milioni e mezzo di cittadini italiani aventi diritto al voto saranno chiamati a pronunciarsi sui cinque referendum sulla Giustizia promossi da Lega e Partito Radicale, giudicati ammissibili a febbraio dalla Corte costituzionale e indetti dal presidente della Repubblica per decreto, il 6 aprile scorso. I due partiti promotori ne avevano presentato un sesto, sulla responsabilità civile dei magistrati, ma la Consulta lo ha ritenuto inammissibile, al pari di altri due, uno sulla cannabis e l’altro sul cosiddetto “omicidio del consenziente”.
Quando si vota
La tornata referendaria si svolgerà nella sola giornata di domenica. I seggi saranno aperti dalle ore 7 alle ore 23 e lo scrutinio delle schede inizierà lunedì 13, dalle 14 in poi, dando precedenza allo spoglio dei risultati del referendum anche dove si svolgano contestualmente le elezioni amministrative. Al voto possono partecipare i 51,5 milioni di italiani con diritto al voto. Ma affinché ciascuna consultazione sia valida, come stabilisce l’articolo 75 della Costituzione, dovrà partecipare alla votazione la maggioranza degli aventi diritto e dovrà essere raggiunta la maggioranza dei voti validamente espressi. Trattandosi di referendum abrogativi (ossia che puntano a ottenere l’abrogazione totale o parziale di una norma esistente), affinché la legge oggetto del quesito sia abrogata, ovviamente la maggioranza dei voti espressi deve essere un sì.
I singoli quesiti e la riforma Cartabia
Su cinque quesiti complessivi, tre – cioè quelli relativi alla separazione delle funzioni dei magistrati, all’intervento degli avvocati nei consigli giudiziari e alla cancellazione delle firme per le liste di candidati al Csm – toccano materie sulle quali intervengono anche alcune norme contenute nella riforma dell’ordinamento giudiziario e del Consiglio superiore della magistratura disegnata dal “pacchetto Cartabia”. La riforma, attualmente, è ancora al vaglio del Senato dopo esser stata approvata dalla Camera dei deputati.
Misure legate al Covid-19
Chi si reca ai seggi per votare, dovrà portare con sé una mascherina (minimo chirurgica) da indossare all’ingresso, come previsto da una circolare del Ministero della Salute. Anche i positivi al Covid in cura in ospedale possono votare nelle sezioni ospedaliere o nei seggi speciali. Mentre i malati in isolamento o cura nel proprio domicilio debbono far pervenire in anticipo (fra 10 e 5 giorni prima del voto) al sindaco del comune in cui si è iscritti alle liste elettorali una dichiarazione in cui affermano di voler votare, fornendo il proprio indirizzo.