Continuano i controlli delle Fiamme Gialle tesi a verificare la regolare percezione del “Reddito di cittadinanza”. I contesti di investigazione, piuttosto diversificati, hanno interessato tutti i Reparti del Corpo dislocati sul territorio.
Per molti cittadini stranieri la causa della illegittima fruizione del beneficio è dovuta alla mancanza del requisito della residenza, tenuto conto che la legge prevede che il richiedente il sussidio debba essere residente in Italia da almeno 10 anni, di cui 2 in maniera continuativa. In diversi casi, infatti, i Reparti hanno permesso di appurare che spesso i beneficiari del contributo hanno auto-dichiarato, in sede di trasmissione della domanda di percezione, il predetto requisito senza, tuttavia, avere conseguito la dimora abituale nello Stato per l’intero periodo richiesto.
In altri casi, gli istanti hanno omesso di comunicare all’I.N.P.S. l’inizio dell’attività lavorativa nel termine dei 30 giorni previsti, oppure ancora hanno omesso di indicare i redditi da lavoro percepiti e non rilevati per l’intera annualità nell’I.S.E.E..
Tra i percettori della misura di sostegno sono stati scoperti anche soggetti privi del cosidetto requisito di “onorabilità”.
Nello specifico, in un primo caso l’istante (residente a Schio) è risultata essere sottoposta (in tempi diversi) sia a custodia cautelare in carcere che a quella degli arresti domiciliari. Da ulteriori accertamenti, è stato appurato come un componente del relativo nucleo familiare (la madre) avesse altresì presentato altre due domande di RdC, omettendo di indicare, rispettivamente, il sopravvenuto stato di detenzione del familiare, nonché l’intervenuta condanna definitiva di quest’ultima per il reato di rapina.
Nel secondo caso oggetto di approfondimento, il soggetto richiedente (sempre residente a Schio e già sottoposto in passato sia alla custodia cautelare in carcere che agli arresti domiciliari) ha sottoscritto la domanda di accesso al sostegno allorquando era destinatario di un obbligo di firma davanti alla Polizia Giudiziaria. Peraltro, il medesimo percettore del reddito è risultato essere stato condannato, in via definitiva, per diversi reati quali ricettazione, resistenza a pubblico ufficiale e associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti.
In un ulteriore caso, un cittadino di Zanè, oltre a essere risultato sottoposto (in momenti diversi) sia alla custodia cautelare in carcere che a quella degli arresti domiciliari, aveva omesso di dichiarare nel modello ISEE allegato alla richiesta di erogazione del beneficio economico in commento, di aver incassato, nel periodo dal 2017 al 2023, vincite derivanti da giochi e scommesse per un importo considerevole.
Infine, gli accertamenti condotti nei confronti di un cittadino extra-comunitario residente a Vicenza hanno consentito di verificare che lo stesso, al momento della presentazione della domanda di RdC, non aveva provveduto a dichiarare lo svolgimento della propria attività lavorativa e quella di un componente del nucleo familiare, dalla quale sono derivati redditi da lavoro non rilevati per l’intera annualità nell’ISEE, nonché aveva omesso di indicare il possesso di autoveicoli a lui intestati. Inoltre, durante il periodo di percezione del beneficio, non aveva comunicato la variazione relativa alla propria attività lavorativa e di quella di un componente del nucleo familiare, avvenuta in seguito a nuove assunzioni.
La Guardia di Finanza ha così scoperto una cinquantina di casi irregolari denunciando 48 persone e ha accertato contributi percepiti indebitamente per 450 mila euro e altri 130 mila richiesti, ma non ancora riscossi.