L’idea progettuale, alla base del recupero degli immobili di via Garibaldi 1, prevede la realizzazione di un hotel, ma anche appartamenti, negozi e la possibilità di riaprire ai cittadini un’ampia porzione di città che oggi, invece, è completamente chiusa all’accesso e alla fruizione.
L’assessore alla Pianificazione urbanistica Ilaria Segala, l’architetto Mario Botta, i rappresentanti di Patrizia Real Estate Investment Management, società incaricata allo sviluppo del progetto, Dario Strano e Pierluigi Scialanga e il project manager di Sci Value, questa mattina, hanno fatto un sopralluogo negli immobili di proprietà di Fondazione Cariverona di via Garibaldi 1.
Nei mesi scorsi, l’architetto Botta ha presentato all’Amministrazione, uno studio di fattibilità che ha l’obiettivo di recuperare questo quadrilatero di edifici, delimitato dalle vie Garibaldi, Emilei, San Mamaso e Sant’Egidio.
“In questo momento – ha detto l’assessore Segala – la proprietà ha presentato uno studio di fattibilità. Il progetto presentato ai nostri uffici non prevede semplicemente un hotel, ma anche negozi, ristoranti e nuovi spazi che potranno essere vissuti da tutta la città. Il progetto affronta il tema, ad esempio, dell’accesso alle corti interne che oggi sono precluse ai cittadini. L’idea di recupero prevede di renderle fruibili attraverso quattro entrate, già presenti in epoca medievale, che aprono il quadrilatero oggi chiuso. Utilizzando questa antica viabilità interna si creeranno negozi con affaccio su queste vie che saranno di libero accesso. È chiaro che andrà studiata insieme la viabilità di accesso, ma stiamo parlando di un quadrilatero che ospitava oltre 900 dipendenti, quando questa era la sede della banca, mentre oggi è praticamente disabitato e deve tornare a prendere vita”.
“Oggi questo quadrilatero di edifici – ha detto l’architetto Botta – ha un perimetro chiuso, mentre esistono quattro possibili vie d’accesso, tra cui una strada storica che vorremmo riaprire come via pedonale. Quello proposto non è un intervento che trasforma, ma che ‘ripulisce’ qualche elemento del passato. Il quadrilatero resta e con lui le grandi corti che erano state trasformate e avranno una nuova destinazione. Quello che proponiamo è un riuso di questo isolato, non una ristrutturazione, apportando alcune correzioni. Un intervento simile a quello realizzato a Milano per la Scala. Si ritroverà una città più bella e più ‘vecchia’ perché apparirà nella configurazione che gli è stata data dalla stratificazione dei tempi. Il nostro, quindi, non è un restauro: quest’area rimarrà un collage eclettico di edifici che avrà un altro uso. Il che significa che questi spazi saranno vivi, mentre adesso stiamo parlando di un quadrilatero chiuso con un perimetro impenetrabile per la città”.