Il sequestro nel porto di Genova di 7 tonnellate di pesto provenienti da Chicago e confezionato nello stabilimento Rana di Chicago avrà una svolta solo quanto nel giro di una settimana si pronuncerà il Tar della Liguria al quale si sono rivolti gli avvocati dell’azienda Pastigficio Rana di San Giovanni Lupatoto, Tito Zilioli e Riccardo Ruffo. Chiedono che il carico, fermato ancora in gennaio, venga sbloccato e possa arrivare nella sede di San Giovanni Lupatoto, dove era originariamente diretto.
L’azienda infatti contesta nettamente le accuse e sostiene la completa correttezza dell’operazione.
“Pastificio Rana – attraverso la propria controllata americana Rana Meal Solution – produce pesto per il mercato americano”, si legge in una nota diffusa dalla società, “utilizzando esclusivamente Basilico coltivato in Liguria con certificazione DOP ottenuta dal Consorzio di Tutela del Basilico Genovese DOP; l’azienda è il maggiore esportatore di basilico DOP a livello mondiale da circa 12 anni; l’etichetta del prodotto in questione, infatti, riporta la dicitura “100% Imported italian basil DOP” e il bollino di certificazione del Consorzio di Tutela del Basilico Genovese DOP. Pastificio Rana – certa della correttezza del proprio operato e del rispetto delle normative nazionali ed internazionali – ha mostrato la massima collaborazione e trasparenza e ripone la propria fiducia nell’operato degli organi giudiziari competenti”, conclude il comunicato.
A margine, arriva una dichiarazione di Mario Anfossi, presidente del Consorzio di Tutela del basilico genovese DOP, in cui dichiara che la materia prima utilizzata da Rana è di provenienza certificata esclusivamente ligure e a tal proposito il consorzio rilascia tutti gli anni, previo i controlli di legge, l’autorizzazione all’utilizzo della dicitura in evidenza “con basilico genovese Dop.
Ma che cosa è successo a Genova?
l provvedimento di blocco del carico contro il quale è stato presentato ricorso al Tar, risale al 27 gennaio. L’Ufficio del posto di controllo frontaliero di Genova, secondo quanto riportato da organi di informazione genovesi, ha decretato “la non ammissione nel territorio comunitario” del carico di “Basil pesto – 100% imported italian dop genovese basil” destinato a essere venduto in Francia e in Spagna, con il marchio Kirkland, da Costco, una rete di supermercati hard discount americani.
Il problema, secondo gli ispettori del ministero è che l’etichetta con i riferimenti al basilico italiano e genovese mal si concilia col fatto che il carico sia arrivato da Chicago. E per questo hanno vietato l’ingresso del pesto Kirkland in quanto “non conforme per controllo identità non soddisfacente ai sensi del regolamento Ue 625/2017”, che disciplina i controlli sugli alimenti.
Ma secondo la versione dell’azienda di San Giovanni Lupatoto, il basilico sarebbe stato esportato dalla Liguria a Chicago per essere là trasformato in salsa e riportato poi in Italia per essere commercializzato in Europa.
Quella di esportare la materia prima per farla trasformare all’estero e poi reimportarla è una prassi utilizzata da molti produttori dell’agroalimentare. Ma le regole su etichette e marchi è molto stringente in Europa. Ora ci penseranno i giudici del Tar a stabilire se il pesto Kirkland supera i controlli del regolamento Ue sugli alimenti.