“La nostra mentalità è quella di offrire qualità e formazione, mettendoci sempre in discussione, in primis noi stessi, per permettere ai nostri atleti di migliorare quotidianamente.” Questo il Verona Rugby di Raffaella Vittadello , proprietaria della società dall’estate del 2016, che, nonostante gli ottimi risultati ottenuti, non vuole smettere di migliorare, puntando tutto sui giovani.
Da dov’è nata la sua passione per il rugby?
“Io sono padovana e diciamo che da quelle parti il rugby è considerato lo sport per eccellenza. Da piccola mio padre mi portava a vedere le partite del Petrarca, parenti e amici hanno sempre giocato, la passione per questa disciplina è stata una conseguenza naturale:”
Il Verona Rugby prima della sospensione era primo nel suo girone: che cosa lascia in eredità un campionato come questo?
“Lascia tanta amarezza perché quest’anno sembrava davvero che tutto potesse andare per il meglio. La squadra aveva trovato il giusto equilibrio nel mix senatori e giovani, lo spogliatoio era sereno e divertente con la novità delle quattro famiglie che era stata accettata molto bene dai ragazzi. Questo ha sicuramente giovato alla squadra, sia all’interno, sia all’esterno del campo. Un clima bellissimo, che sfociava la domenica in un bel gioco.”
La prossima annata invece è ricca di incertezze: aperta ancora la possibilità di un ripescaggio in Top 12: come si programma una stagione con così tante incognite?
“Non si programma. Ad oggi, credo un pò obbligati dalle circostanze, abbiamo deciso di rimanere fermi sino a quando non si capirà se tutte le squadre del Top 12 decideranno di iscriversi o meno al prossimo campionato. Noi abbiamo dato la nostra disponibilità per l’eventuale ripescaggio, ma aspettiamo la decisione e le modalità con cui la Federazione Italiana Rugby intenderà procedere. Una volta chiarite tutte le incognite oggi presenti, inizieremo a programmare la nostra stagione.”
Idee e coraggio, un esempio da seguire
Parole poche, contano i fatti. E da quando la “signora del rugby” è atterrata nel mondo dello sport veronese, i fatti non sono mancati. Sul piano sportivo, ma anche a livello di strutture. Il Payanini Center è un piccolo gioiello incastonato nella città, realizzato in tempi velocissimi, quasi a far pensare che cì, “anche in Italia, se vuoi, certe cose le puoi fare”.
E poi i risultati sportivi, la prima squadra ai massimi livelli, il settore giovanile, l’Academy, la voglia di costruire non solo giocatori, ma anche ragazzi equilibrati, in cui l’amore per lo sport vada di pari passo con le regole di vita. Idee e coraggio, passione e competenza. Un esempio da seguire, in una città dove spesso, i grandi progetti non hanno gambe per andare avanti.
“Sì, la vittoria è importante ma lo è anche la mentalità che noi vorremmo creare”
Che sia Top 12 o Serie A, dove vorrebbe vedere il Verona Rugby nei prossimi anni?
“Abbiamo un progetto di medio termine con durata triennale. L’ambizione sarebbe di arrivare ad avere una prima squadra, Serie A o Top 12, molto giovane e di nostra formazione, composta prevalentemente da ragazzi provenienti dalla nostra Academy o dal vivaio del club. Inoltre mi piacerebbe che la nostra seconda squadra, oggi in Serie B, potesse diventare una sorta di under 25 che competa per raggiungere la serie A entro il triennio. “
Giovani e Verona Rugby Academy: come valuta il lavoro svolto sin ora?
“Il progetto della Verona Rugby Academy è il motivo per cui ho acquistato il titolo sportivo dal Cus Verona e sono qui oggi a fare rugby. Questo significa che la formazione didattico sportiva è molto importante: con la giusta preparazione e il giusto metodo, un buon atleta può diventare un bravo rugbista. Nella Verona Rugby Academy è molto importante non solo l’aspetto rugbistico, ma soprattutto quello educativo dei ragazzi”
Come avviene la selezione degli atleti dell’Academy e che risposta le ha dato il territorio di Verona?
“La selezione dei ragazzi avviene a livello nazionale, ma anche internazionale: ad esempio l’anno scorso avevamo uno scozzese e un australiano e quest’anno arriverà anche un argentino. Mentre a Verona ancora non siamo riusciti a creare una sinergia con la città e le società del territorio e quindi, purtroppo, la risposta sino a qui è stata negativa.”
Per lei è più importante vincere o creare una mentalità?
“Secondo me vincere e creare una mentalità sono sullo stesso piano e hanno la stessa importanza. Educazione e rispetto sono fondamentali per crescere e quindi raggiungere gli obiettivi previsti”
Analizzando il suo periodo di presidenza ci sono scelte che cambierebbe?
“Sicuramente tante scelte non le rifarei, sopratutto all’inizio del periodo della mia proprietà. Con l’Academy vorrei essere commercialmente molto più aggressiva, forse diciamo che avrei dovuto puntare un pò di più i piedi in passato. Con il minirugby invece vorrei aumentare i numeri, trovando le persone giuste che sappiano valorizzare al meglio questo settore, cosa che ancora non sono riuscita a fare. La strada è ancora lunga”
Strada che percorrerà con suo marito Vladimir Payano: che ruolo ha avuto sino a qui nel Verona Rugby?
“Fondamentale! L’ho definito il mio bastone, senza di lui non sarei riuscita dopo il lockdown a parlare ancora di rugby. È l’uomo che io non sono all’interno di un mondo prettamente maschile e molte delle relazioni internazionali che oggi abbiamo sono merito suo. Ha fatto un gran lavoro per questa società.”
Figure femminili che sono molto presenti anche grazie alla Serie A femminile…
“La squadra quest’anno stava andando fortissimo, ma purtroppo le difficoltà nel mondo del rugby femminile sono enormi. C’è il rischio che l’anno prossimo non ci sia neppure il campionato. Potremmopuntare sul Rugby Seven, dove servono meno giocatrici ed è considerato disciplina Olimpica. Chissà staremo a vedere…”
Giovanni Miceli