Che la raccolta rifiuti e in particolare la raccolta differenziata a Verona sia in crisi lo abbiamo scritto a più riprese sulle pagine della Cronaca di Verona, raccontando anche come le mancate scelte del passato abbiano prodotto poi l’attuale situazione di crisi. Una crisi che passerà ora dalla vecchia Amia ad Amia Vr che sarà una società in house e avrà il duro compito di risalire la china. E ora il flop della raccolta differenziata è certificato nero su bianco anche anche dal rapporto pubblicato dall’Arpav, l’Agenzia regionale per l’ambiente.
Nel suo recente rapporto, Arpav afferma che la raccolta differenziata in Veneto nel 2022, si attesta al 76,3% (+0,1 rispetto al 2021) superando l’obiettivo del 65% previsto dal D.lgs. 152/06 per il 2012. Tutte le province superano la media nazionale (64%) ma se andiamo a vedere il dato per Bacino la percentuale di raccolta differenziata cambia e Verona Città è fanalino di coda: “Quest’ultimo bacino non ha ancora raggiunto l’obiettivo del 65% previsto dalla normativa nazionale. Altro trend negativo è il peggioramento rispetto al 2021 per Verona Città, Verona Nord e Vicenza”.
Verona inteso come Comune capoluogo è l’ultimo del Veneto per raccolta differenziata con una percentuale che si ferma al 53,7%, penultimo posto per Venezia (per difficoltà logistiche la raccolta differenziata è un problema) con il 62,7%, quasi dieci punti più di Verona, poi risalendo troviamo padova (64%), Rovigo che fa meglio di Verona con il 68,6%, Vicenza che è socia in Agsm con la sua società pubblica Aim arriva al 75,7% di differenziata e sale sul terzo gradino del podio, mentre ai primi due posti in Veneto ci sono Treviso e Belluno con l’86,8% e l’86,3%. Vale a dire una percentuale di raccolta differenziata superiore del 30% rispetto a Verona.
Il valore che dovrebbe essere raggiunto entro il 2030 è l’84%, e questo dimostra quanta strada resta ancora da fare, perché il dato negativo del capoluogo abbassa il dato del Bacino di riferimento che si attesta sotto l’80%.
In generale, prosegue il report di Arpav, i dati 2022 mettono in evidenza una riduzione della produzione dei rifiuti rispetto al 2021 attribuibile principalmente all’innalzamento dei costi energetici e delle materie prime con evidenti effetti sui tassi d’inflazione dovuti alla guerra russo-ucraina. Ciò ha comportato un riflesso in linea con la contrazione dei consumi, in particolare alimentari. Questo andamento è stato da una parte attenuato da un flusso turistico elevato che nel 2022 ha rappresentato un elemento particolarmente incidente.