Quindici minuti di ghiaccio puro sono stati devastanti per i frutteti, mandando all’aria un’annata di lavoro. Ma la grandine che ieri, attorno alle 19, ha colpito l’Est e il Basso Veronese ha compiuto disastri non solo con la frutta, ma anche con le orticole e i seminativi. Parecchie decine di segnalazioni stanno arrivando a Confagricoltura e il bilancio è pesante.
“E’ stata una grandinata forte, incessante e accompagnata da tantissimo vento, particolare che amplifica i danni – sottolinea Francesca Aldegheri, presidente dei frutticoltori di Confagricoltura Verona -. Tutta la striscia che va da Belfiore a Ronco all’Adige e Zevio è stata flagellata, con danni a pesche, albicocche, mele, pere e kiwi. I vigneti sono stati colpiti a macchia di leopardo e ci risulta abbiano subito perdite minori. Per i frutteti non coperti dalle reti si arriva al 90% delle perdite, con frutti segnati da tagli, ammaccature, a volte perfino scorticati. Ma in alcune serre la grandine è riuscita perfino a bucare il nylon e ad accanirsi ugualmente sulle colture. Io avevo una varietà in raccolta e una tardiva di albicocche, da raccogliere la settimana prossima, e ho perso quasi tutto”.
La tempesta è partita da San Giovanni Ilarione e Vestenanova, è scesa giù per la vallata ed è arrivata fino a Sud, dove i seminativi erano già stati colpiti dal forte vento dei giorni scorsi. A San Pietro di Morubio, Gazzo, Bovolone e Sanguinetto i danni rilevanti sono sulle orticole, in particolare sul pomodoro, e sul mais, che era già stato danneggiato dal vento forte del fine settimana. Stanno arrivando anche segnalazioni da Dolcé, Brentino Belluno e Rivoli, che erano stati interessati da una lieve grandinata la notte del 7 luglio, con danni di entità medio-bassa ai vigneti.
“Le grandinate le abbiamo sempre subite – sottolinea Francesca Aldegheri – ma oggi sono più localizzate e violente: trombe d’aria, nubifragi, grandine grossa come palline da tennis. Ci stiamo tropicalizzando: viviamo estati torride e senza precipitazioni, perciò quando arriva un temporale si incrociano le dita, perché si è certi che da qualche parte farà tantissimi danni. E l’agricoltore, alle prese con una redditività sempre più bassa, deve abituarsi a fare i conti anche con i cambiamenti climatici”.