Questura, una donna al comando Negli uffici di Lungadige Galtarossa si è insediata Maria Rosaria Amato. Dirigente generale della Polizia di Stato, ha lavorato per molti anni a Napoli, “E’ una grande sfida lavorare in una città del Nord”. Impietosa analisi del procuratore Tito

Si è insediato oggi il nuovo questore, Rosaria Amato, che ha preso il posto di Roberto Massucci che ha assunto la guida della questura di Roma. Rosaria Amato è questore di lungo corso, esperta nei grandi eventi, sia sportivi che no, con lunga esperienza sul campo dal momento che per anni è stata in forza alla questura di Napoli. Dirigente Generale della Polizia di Stato, la dottoressa Rosaria Amato è infatti nata a Napoli il 15 gennaio 1966, laureata in Giurisprudenza alla Sapienza di Roma con 110 e lode. E’ stata Capo di Gabinetto alla Questura di Napoli, ha diretto il commissariato di Torre Annunziata, poi da novembre 2017 a marzo 2019 è stata Questore della provincia di Frosinone. Nell’aprile 2019 ha assunto le funzioni di Questore della provincia di Latina. Nel giugno 2024 è stata nominata Dirigente Generale di Pubblica Sicurezza e ha assunto le funzioni di Consigliere Ministeriale nella Direzione dell’Ufficio Ordine e Sicurezza Pubblica della Segreteria del Dipartimento di Ps. Si è specializzata nella pianificazione e gestione dei servizi di ordine pubblico e di Grandi Eventi. Dal 2020 ha svolto le funzioni di Vice Presidente dell’Osservatorio Nazionale sulle Manifestazioni Sportive e nel 2023 è stata nominata con decreto del Capo della Polizia membro della “Struttura di raccordo e pianificazione per il governo la gestione dei Grandi Eventi”. Oggi pomeriggio il nuovo questore ha incontrato gli organi di informazione. Di spirito combattivo, come riconosce lei stessa, entusiasta del suo lavoro condotto sempre con passione, consapevole delle complessità di Verona, il nuovo questore punta sulla collaborazione di tutti, dalla magistratura ai cittadini. “È una grande sfida lavorare in una città del nord e tornare sul territorio dopo gli incarichi al Ministero”. “A Rosaria Amato, nuovo Questore di Verona, esprimo il benvenuto in Veneto e i migliori auguri di buon lavoro. Sono certo che con la Sua prestigiosa carriera nella Polizia di Stato porterà nella città scaligera una vasta esperienza e una profonda conoscenza delle dinamiche del territorio a beneficio della sicurezza della comunità per una città sempre più sicura e vivibile”. Con queste parole il Presidente della Regione del Veneto, Luca Zaia, commenta l’annuncio dell’insediamento odierno del nuovo Questore di Verona, Rosaria Amato. “Rinnovando le congratulazioni alla dottoressa Amato, colgo nuovamente l’occasione per ringraziare il dottor Roberto Massucci, suo predecessore, che assume il nuovo incarico di Questore di Roma”.

Polizia Locale, via a nuove assunzioni. L’assessore Bertucco prevede anche un’ampia modifica del piano per il personale 

E nel giorno in cui si insedia il nuovo questore, Rosaria Amato, e continua lo scontro politico sul tema della sicurezza a Verona tra centrodestra e centrosinistra con l’ex sindaco Sboarina all’attacco e la replica del Pd, (come riportato ieri dalla Cronaca di Verona), arriva la precisazione dell’assessore al personale Michele Bertucco sulle assunzioni dei vigili. Un chiarimento puntuale alla vigilia della festa del corpo della Polizia locale prevista per venerdì mattina in piazza Bra e che rilancia il tema sollevato anche dal procuratore capo raffaele Tito nella sua relazione annuale sulle criticità di Verona. Ma andiamo con ordine. Bertucco sottolinea l’impegno dell’Amministrazione comunale per la sicurezza e assicura che il corpo dei vigili non rimane sguarnito. “Nell’anno dell’insediamento, 2022/2023, il numero di agenti è rimasto stabile con un turnover di 46 nuove assunzioni. Nel 2024 ne sono previste ulteriori 19”. Insomma, dice Bertucco, “Sulle assunzioni della Polizia locale è bene fare chiarezza: nel 2020, periodo Covid, con la maggior parte dei lavoratori e delle lavoratrici a casa, l’allora amministrazione scelse di focalizzare tutte le nuove assunzioni in favore della Polizia locale, rimasta sempre operativa e in servizio. Una scelta specifica legata ad un contesto particolare. Ciò nonostante, nell’anno del nostro insediamento, 2022-2023, il trend delle risorse disponibili in capo alla Polizia locale non è cambiato e il numero degli agenti è stato via via rinforzato con 46 nuove assunzioni”. E per quest’anno? “Per il 2024 sono state previste ulteriori 19 nuove assunzioni di agenti ed è in corso anche un’ampia modifica del piano del fabbisogno del personale, possibile grazie ad un contenimento della spesa che siamo riusciti a realizzare -spiega Bertucco replicando alle critiche del centrodestra – Resta il fatto che Verona ha dimensioni e bisogni da città metropolitana e se lo diventasse potremmo usufruire di molto più personale. Speriamo che i parlamentari veronesi si siano effettivamente attivati per questo e abbiano già inserito nei lavori della competente commissione tale modifica”. Tema, appunto, come vedremo, evidenziato anche dal procuratore capo Tito. Ma Bertucco aggiunge anche una osservazione sulle promesse del governatore Luca Zaia: “Interessanti le dichiarazioni del presidente della Regione Zaia, il quale assicura che ci sarà un potenziamento degli agenti in tutte le città coinvolte nelle Olimpiadi del 2026. Affermazioni che confermano quanto abbiamo sostenuto in questi mesi sulla necessità che Verona sia riconosciuta città metropolitana, e che ci auguriamo possano dare supporto in tal senso”. Reati che aumentano e risorse limitate: questo è quello che emerge dalla relazione del procuratore raffaele Tito che sottolinea la crescita del turismo a Verona e provincia e i grandi eventi come la visita del Papa e il G7. “Verona è pur sempre una città di provincia e quindi ha una organizzazione amministrativa assimilabile alle altre province, ma presentando, come è evidente, una visibilità ben superiore, richiederebbe un impegno degli apparati di sicurezza locali e dello Stato decisamente superiore rispetto ad altre similari realtà urbane”. Pertanto, ci sono delle conseguenze. Perché l’impegno delle forze di polizia per far fronte a turismo ed eventi, “è andato certamente a discapito della polizia di repressione e cioè della polizia giudiziaria -osserva il procuratore Tito- e in specie in quella impiegata nelle investigazioni approfondite e di ampio respiro”. Insomma, avverte il procuratore, se si vuole continuare a proiettare Verona a un livello internazionale con enorme visibilità e grandi eventi, “non lo si può fare, sotto il profilo della sicurezza e della prevenzione, con le forze esistenti, calibrate cioè per una ordinaria, pur florida, provincia italiana, ma lo si può realizzare solo sottraendo queste forze da altri compiti, e fra questi rientrano soprattutto i compiti di polizia giudiziaria”.

Criminalità diffusa, servono più forze. L’analisi impietosa del procuratore capo Raffaele Tito mette a nudo le criticità 

Anche perché ci sono state sentenze ben precise sull’esistenza della criminalità organizzata a Verona e provincia che meriterebbero ben altri apparati investigativi e per questo Tito ricorda che tutti i 98 sindaci hanno chiesto allo Stato la creazione di un ufficio della DIA e un distaccamento della DDA” per combattere le “infiltrazioni della criminalità organizzata all’interno di un tessuto economico forte e strutturato e pertanto altamente appetibile”. Preoccupazioni, quelle dei sindaci, rimaste di fatto “inascoltate e che però questo Ufficio requirente condivide appieno, non avendo sufficienti risorse per farvi veramente fronte”. E qui il procuratore Tito fa un confronto con la città di Catania “abbastanza omogenea per numero di residenti” e per numeri di criminalità. Eppure lo Stato è presente in modo decisamente diverso, sottolinea Tito. A catania i carabinieri sono 1900, mentre a Verona meno di 1000; i magistrati sono 47 a Catania e 19 a Verona (pianta organica) mentre nella provincia catanesi sono presenti “numerosi commissariati della Polizia di Stato”, mentre in tutta la provincia di Verona “non c’è nemmeno un commissariato”. Una fotografia impietosa anche perché scattata a fronte di un aumento della criminalità nella nostra provincia, tanto che Verona nella classifica del Sole24ore è salita dal 57° posto del 2022 al 27° del 2023 e ora è addirittura al 22° posto tra le città meno sicure. Aumentano gli omicidi colposi da incidenti stradale; sono sempre elevati i casi da codice rosso per le violenze sulle donne, “fenomeno che non accenna a diminuire” sottolinea Tito; gli infortuni mortali sul lavoro sono stati 8 rispetto ai 5 dell’anno precedente ; i reati contro il patrimonio “sono in preoccupante aumento”. Per esempio, i furti in appartamento sono cresciuti del 20,1 per cento; le rapine sono cresciute del 19,5%, i furti di auto nella sola città sono stati 1070 “con un aumento del 484% rispetto all’anno passato”. In definitiva, c’è a Verona e provincia “una criminalità diffusa, presente, massiccia ma anche altamente visibile agli occhi del cittadino, riscontro che arriva anche dal numero dei processi per direttissima celebrati che sono stati 381 rispetto ai 346 del 2023”. Per contro, come spiegato dal procuratore che ha sottolineato come le forze di polizia siano impegnate nella prevenzione necessaria per i tanti eventi della città, “risultano meno presenti le indagini preliminari di ampio spessore e di maggior penetrazione nel tessuto criminale”. Una analisi dettagliata e impietosa, quella del procuratore Raffaele Tito, che mette a nudo le criticità di Verona sul piano della sicurezza: pertanto o da Roma arriva un impegno concreto per aumentare magistrati e forze di polizia per poter contrastare il crimine a tutti i suoi livelli (ma bisogna essere capaci di alzare la voce e di avere peso nelle istituzioni che contano), o continueremo a voler fare le nozze con i fichi secchi e ad assistere così allo stanco giochino dei rimpalli di accuse tra politici di opposti schieramenti. mb