E’ di questi giorni la notizia del raddoppio dei fondi stanziati dalla Regione per la prevenzione delle predazioni del lupo in Lessinia. Così sul punto interviene l’avvocato Chiara Tosi, r appresentante della associazioni ambientaliste e animaliste nella comunità del Parco della Lessinia e coordinatrice regionale del Veneto della LIPU. “Se da una parte”, dice la Regione dichiara di aver stanziato quest’anno 200mila euro per gli indennizzi ed un milione di euro per recinzioni mobili, dissuasori acustici e sistemi di allarme, dall’altra dimentica tuttavia lo strumento piu’ efficace fra quelli proposti dal Ministero dell’ambiente nel Piano di gestione del Lupo del marzo 2019 ovvero l’erogazione di contributi in anticipo per un ammontare fisso per capo allevato in aree di presenza del Lupo. Il Piano di gestione del Lupo prevede poi l’ulteriore misura del sistema di polizze assicurative che garantiscano un risarcimento adeguato in tempi brevi agli Allevatori virtuosi, che come evidenziato dall’assessore Giuseppe Pan hanno dimostrato però di essere meno virtuosi del dovuto, poiché oltre l’80 per cento delle predazioni è avvenuto nei confronti di bestiame privo di qualsiasi forma di protezione o contenuto in recinzioni non adeguate. La questione Lupo in Lessinia quindi non si risolve, conclude, con atti legislativi di abbattimento o pericolosi programmi sollecitati dalla tensione sociale. Lo dice la normativa vigente ed in particolare il decreto del ‘97 che il Lupo non si tocca, vietandone la cattura, l’uccisione, il disturbo, il possesso, il trasporto, lo scambio e la commercializzazione. Lo dice il citato “Piano di conservazione e gestione del lupo in Italia”, la cui finalità è quella di salvaguardare la specie, limitando il suo impatto sulla attività dell’uomo, al quale hanno contribuito anche Ferdercaccia e Arcicaccia. Si è trattato infatti di una grande concertazione”.