“Questa di Marinella è la storia vera, che scivolò” verso la morte sola e li rimase. Se soli in parte lo siamo tutti, non c’è dubbio che lei lo è stata nel vero senso del termine e fino in fondo.
Il cadavere della signora Marinella Beretta, 70 anni, è stato ritrovato adagiato su una sedia in cucina, nella sua abitazione alla periferia di Como. Di lei pare non si avessero più notizie da oltre due anni. La donna, viveva sola, non aveva parenti e i vicini credevano si fosse trasferita. Dalle prime indiscrezioni, sarebbe deceduta per cause naturali. La sua assenza è passata inosservata, totalmente sommersa dalla non curanza nei confronti del prossimo che contraddistingue sempre più la così detta “epoca moderna” in cui viviamo. Siamo nell’era del multimediale e abbiamo a disposizione molti più modi per comunicare di quanti si potessero immaginare, ma a sfuggirci è oramai il più classico dei metodi comunicativi, fatto da un sorriso, un saluto, un semplice scambio…
A mancare è il contatto umano. Il cadavere di Marinella è stato scoperto casualmente, per l’intervento dei vigili del fuoco, chiamati dai vicini per mettere in sicurezza gli alberi del giardino, diventati pericolanti dopo alcune raffiche di vento. Un racconto tenebroso, che pare uscito dalla penna dei fratelli Grimm e che fa da lente di ingrandimento rispetto lo svilimento dei rapporti umani.
La sua storia non può che suscitare una riflessione sulla solitudine che l’ha certo personalmente riguardata, ma che purtroppo coinvolge anche molti, moltissimi anziani.
Secondo una ricerca dei Sindacati confederali dei pensionati su mille anziani, tra i 65 e gli 85 anni residenti in Lombardia, ci sono almeno 100 mila ultra ottantenni che vivono in estrema solitudine. Il 14% risulta in una sorta di «autoreclusione» domestica. Secondo il rapporto Istat 2018, circa il 40% degli ultrasettantacinquenni riferisce di non avere nessuno a cui rivolgersi in caso di bisogno.
La pandemia da Covid-19 ha inasprito ulteriormente la situazione. Le cause alla base di tale condizione sono molteplici: vanno dalla crisi della famiglia, alle limitazioni fisiche e motorie, alla morte di molti coetanei, alla vedovanza, alle condizioni abitative limitanti, etc. Del resto l’abbandono dei nostri anziani rispecchia l’isolamento dei nostri tempi. “L’indifferenza verso il prossimo è sintomo di una società malata; viviamo in un tempo fluido, in un vortice di relazioni veloci e in continuo cambiamento, dove non c’è spazio per il racconto di un anziano, ma se trascuriamo i nostri vecchi, oscuriamo la memoria e senza memoria del passato non saremo in grado di migliorare il nostro futuro” (da “La memoria negata”, 2020).
Sara Rosa, psicologa e psicoterapeuta