Quell’aprile terribile che segna il 1968 Dall’assassinio di Martin Luther King alla serie di rivolte di lavoratori e studenti

Il 4 Aprile ‘68, a Memphis negli Stati Uniti, venne assassinato il pastore battista Martin Luther King dal bianco James Earl Ray. La rivolta nera fu immediata nei ghetti di New York, Washington, Chicago e Detroit e provocò le violente repressioni della polizia, che causarono la morte di 32 manifestanti.
Lo stesso giorno, gli studenti di Torino diffusero nei quartieri operai della città un volantino in cui denunciavano l’impostazione classista della scuola italiana: “I padroni conservano il potere non solo comandando nelle fabbriche e sfruttando gli operai; conservano il potere anche attraverso una scuola in cui solo i ricchi possono andare avanti a studiare e prendersi i titoli coi quali diverranno dirigenti. I figli degli operai e dei contadini devono lavorare, non hanno i soldi per i libri e le ripetizioni, al più vengono inseriti negli istituti tecnici e resteranno dei sottomessi”.
Mentre in Italia proseguivano le agitazioni nelle piazze e negli atenei con i contrapposti interventi repressivi della polizia, gli sgomberi e le serrate delle università, l’11 Aprile, a Berlino Ovest, venne gravemente ferito da un neonazista Rudi Dutschke, leader della Lega socialista degli studenti (Sds). Molti studenti europei scesero in piazza in segno di solidarietà per Dutschke e in Germania si tennero per alcuni giorni centinaia di manifestazioni, che innescarono violenti scontri con la polizia con 2 morti a Monaco e numerosi feriti da ambo le parti.
Non meno incandescente si fece il clima alla Columbia University di New York: gli studenti occuparono l’ateneo in lotta contro un potere accademico corrotto, che stava conducendo delle ricerche, finanziate dal Pentagono, per essere utilizzate nella guerra in Vietnam. Migliaia di poliziotti invasero l’università e arrestarono 700 studenti dopo avere compiuto un violento pestaggio, che colpì soprattutto i giovani neri.
Il 19 Aprile, a Valdagno (Vicenza), gli operai della Marzotto entrarono in sciopero per la seconda volta, la prima era stata il 10, per contrastare i licenziamenti disposti dall’azienda a seguito della ristrutturazione in corso nella fabbrica.I lavoratori in sciopero furono raggiunti da folti gruppi di studenti e, dopo avere resistito alle prime cariche della polizia, si scontrarono violentemente con le forze dell’ordine e abbatterono la statua del fondatore Gaetano Marzotto, simbolo del paternalismo padronale ancora assai radicato nei centri industriali del Veneto bianco. Lo scontro si concluse con 47 arresti, moltissimi fermi e 4 operai feriti.
Il 22 Aprile, a Roma, fu compiuto un attentato incendiario alla sede della Boston Chemical, multinazionale che produceva il napalm utilizzato nella guerra del Vietnam, e il 25 Aprile Franco Piperno e Antonio Russo, esponenti del Movimento studentesco romano, furono arrestati con l’accusa di avere partecipato all’incendio dell’azienda. Il 27 Aprile gli studenti si riunirono in piazza Cavour per contestare la repressione e protestare contro l’arresto dei due leader Piperno e Russo. I dimostranti furono caricati dalla polizia e si scontrarono duramente con i poliziotti.

Mario Ferrari, docente di storia e filosofia