.“A chi sa attendere, il tempo apre ogni porta” recita così un saggio, ma con una difficile filosofia da sposare, proverbio cinese. Ma quanto è difficile re-imparare ad aspettare, capire e accettare di non poter accelerare i tempi, per arrivare alla soluzione che tanto desideriamo, soprattutto oggi nell’epoca del tutto e subito. Siamo abituati ad agire sulle cose, a plasmarle, a controllarle e quando questo non ci risulta possibile la frustrazione che percepiamo può arrivare ad essere disarmante.
Ci sono delle circostanze in cui il disagio che avvertiamo è inevitabile e talvolta soverchiante poiché l’attesa è legata a un evento doloroso, come la malattia o l’esito di un esame diagnostico. In queste circostanze possiamo arrivare a sentirci in stallo, impotenti, incapaci, inutili.
Ma sempre più spesso si vivono con insofferenza anche momenti ordinari del
nostro quotidiano, come l’attendere il proprio turno in fila al supermercato, al semaforo, una risposta al nostro messaggino su WhatsApp… Eppure anche l’attesa ha un proprio valore, solo che a volte non glielo attribuiamo. Lo
stesso verbo attendere , derivante dal latino ad-tendere, lo evidenzia, significa
infatti distendersi, aspirare, mirare. Tutte queste situazioni, pur con le dovute differenze, potrebbero essere occasioni per vivere i momenti di attesa come parte del tutto, come soste integrate nella nostra vita. Potrebbero essere delle opportunità per osservarsi, ascoltarsi e scoprire, parti di sé che non saremmo mai riusciti a vedere in preda all’impazienza, all’agitazione, all’ansia…
Chi l’ha detto che i momenti di “fermo” non abbiano senso o valore? Se non prendessimo fiato come faremo a concludere la nostra corsa? Certo, vivere nel non fare e nell’attesa non è affine al giorno d’oggi, nell’epoca del multitasking ritrovarci ad aspettare ci appare a dir poco dissonante. Io credo che la cosa più difficile sia convivere con il “vuoto” che l’attesa comporta. Accettarlo e comprendere che non lo si può riempire con nulla può essere molto doloroso. Imparare ad aspettare può diventare una virtù, ragione per cui sarebbe bene coltivarla e alimentarla sin dall’infanzia.