L’arbitro fischiò il rigore. Il Bentegodi divenne una bolgia. Il Verona era sotto di un gol con la Samp e si stava giocando la salvezza. Zigo prese il pallone tra le mani. Deciso. Sicuro. “Lo batto io”, disse. In area, una gran confusione. Quelli della Samp intorno all’arbitro, a protestare. E Zigo col pallone in mano. “Lo batto io”. Gli si avvicinò Ranghino, ragazzo di buon senso. Lo conosceva bene, sapeva come prenderlo, quante volte era successo?
“Zigo, il rigorista è Ciccio…Non fare stupidate…La partita è troppo importante, lascia stare, dai…”. Zigo lo fulminò con lo sguardo. “Il rigorista oggi sono io”. Ciccio Mascetti guardò verso la panchina, allargando le braccia. Giancarlo Cadè, il mister, era in piedi. Urlava, per farsi sentire. “Ciccio, tiralo tu”. E Mascetti non sapeva che fare. Conosceva bene Zigo, sapeva che non sarebbe stato facile fargli cambiare idea. Ma sapeva anche, che quel rigore “pesava”. La Samp lottava a sua volta, era quasi uno spareggio. E mancavano tre giornate alla fine. Non c’era tempo da perdere, in ballo c’era una salvezza, mica una birra, una pizza…
“Zigo – gli disse – il mister ha detto che lo devo battere io…”. Zigo non lo sentì neppure. “Tranquillo Ciccio, faccio gol”. La scena tenne il Bentegodi col fiato sospeso. Zigo non se ne andava, l’arbitro fece sistemare quelli della Samp, fuori area. Tutto era pronto.
Già, ma chi c’era sul dischetto? C’era Zigo, con la palla in mano. E c’era Mascetti. E Cadè che urlava dalla panchina. “Zigo, lascia a Ciccio, dio buono…”. Allora ci voleva chi rompesse gli indugi.
E la gente vide avvicinarsi Pantofola Mazzanti. Un armadio, non un giocatore. E qui, il pubblico ammutolì. Perchè vide una scena indimenticabile. Pantofola Mazzanti prese letteralmente di peso Zigo e lo trascinò lontano. Lo sollevò da terra, come si fa con i bambini capricciosi. Lo prese, mentre Zigo urlava di tutto e lo portò quasi a centrocampo. Zigo era in trance, Mazzanti non lo lasciò, fino a quando vide Ciccio Mascetti sistemare la palla sul dischetto.
Il Verona pareggiò, Zigogol non festeggiò. “Avrei segnato anch’io…” disse. Lo ripeterà per anni, scuotendo sempre la testa. La spiegazione arriverà qualche anno dopo il “giallo”. In ballo c’era una scommessa con Garonzi. “Avevo fatto 7 gol, se fossi arrivato a 8 m’avrebbe regalato un orologio d’oro…”.
R. Tom.