Una trave di acciaio umida, una ragazza di 27 anni che ha deciso di farla finita ed un giovane brigadiere di 40 anni. Gli ingredienti di una storia che se mescolati nella maniera sbagliata potevano finire in tragedia e che invece si sono trasformati in un lieto fine. Leggendo il racconto di quanto accaduto ad Alessandria mi sono rimaste impresse due cose. La parola “contatto” usata più volte dal giovane Carabiniere. Assenza di “contatto”, cercare un “contatto”, stabilire un “contatto”, rimanere in “contatto”. Eccolo lì, l’ingrediente giusto e mancante che è stato aggiunto dall’ improvvisato chef di emozioni. L’ingrediente che è riuscito a trasformare una quasi tragedia e farle avere un lieto fine. Chissà quante volte questa ragazza nella sua giovane vita ha cercato questo “contatto”, a scuola, con gli amici, in famiglia, e chissà quante volte non l’ha trovato incontrando solo ingredienti fatali per la sua giovane e tenera mente. Cerchi “contatto”, e ti ritrovi “freddezza”, “disinteresse”, “aridità”, “pretese”, “menefreghismo”, “egoismo”.. La seconda cosa che mi è rimasta impressa? L’umanità del militare che, sembra di capire, non ha nessuna formazione in merito ma è riuscito solo con il suo cuore a “contattare” il cuore della ragazza.
Mattia Spedo