Dici Stella Rossa e ti viene in mente la “notte dei miracoli”. Erano centomila, allo stadio. Scatenati. E l’Hellas sembrava piccolo piccolo, un Nanu in mezzo ai giganti. Dici Maracanà di Belgrado e “…ti viene in mente una bolgia infernale, dove non riuscivano neanche a parlarci” racconta sempre Mimmo Volpati. La notte dei miracoli, già. Quello di Nanu Galderisi, che ne firmò due in un colpo solo. Due pallonetti uguali, ma proprio identici, cambiava soltanto il piede. Uno col destro, l’altro col sinistro, roba da non credere, roba da fuoriclasse, “perchè qualche volta, riuscivano anche a me” strizza l’occhio il Nanu. Talmente belli e talmente “pazzi”, che il giorno dopo l’Osvaldo lo prese da parte. “Uhè, Nanu – gli disse – non ti permettere più di fare numeri così. Tira ‘na botta, un’altra volta, vuoi farmi morire di spavento?”. Ma quella è anche la notte di Gigi Sacchetti, che proprio lì, in mezzo all’inferno, pescò dal suo repertorio un numero pazzesco. Controllo, “sombrero” su un difensore, destro quasi nel sette, impossibile da prendere. La notte di miracoli. Quella di Joe Jordan, detto “lo squalo”, che era rimasto in panchina, ma nelle immagini è sempre il primo che corre ad abbracciare i compagni. “E anche quello è il segno di una grande squadra”, osserva capitan Tricella. “Tutti per uno, uno per tutti. Joe giocò pochissimo, ma fu importante per noi, per quello che dava nello spogliatoio”. La notte dei miracoli. Quella di Storgato, in campo col 9, mossa tattica di Bagnoli che l’aveva studiata così e che aveva piazzato quel mediano intelligente per scombinare le carte alla gente di casa. E Storgato fece il suo, come sempre, fedele alla consegna. La notte di miracoli. Quelli di Pierino Fanna, che non riuscivano mai a prendere. Basta riguardare i filmati dell’epoca, lui sgusciava di qua e di là, una volta a destra e poi a sinistra, come facevi a fermarlo? “Solo il mister mi ha davvero capito e mi ha dato la possibilità di essere me stesso” dice sempre Fanna, mai stato così grande come a Verona, come in quel Verona. “Quell’anno giocammo un calcio bellissimo, forse ancora più bello dell’anno dello scudetto” dicono sempre tutti. La notte dei miracoli. Quelli di una squadra, che la gente di Verona ha mandato a memoria e che un anno dopo scriverà un romanzo irripetibile. Una squadra che cominciava così: Garella, Ferroni, Marangon… Una filastrocca, più che una squadra. Un sogno diventato realtà. Poi Tricella e Fontolan, Sacchetti e Fanna, Galderisi e Di Gennaro. E Bruni che se ne stava in panchina. E Joe Jordan. L’anno dopo arrivarono anche Briegel ed Elkjaer. Il resto lo sapete già…
Raffaele Tomelleri