Doping di stato, “Piano di Stato 14.25”, steroidi, ormoni, Oral-Turinabol. Parole chiave, di una tragedia infinita. Quella che si consumò nella DDR, per vent’anni. Fino al crollo del Muro, che fu anche il crollo del muro di omertà che da sempre aveva difeso quelle medaglie d’oro prive di valore. Le medaglie di stato, pagate a prezzo altissimo. Dopo la caduta del Muro, plurimedagliati del nuoto o di altri sport rivelarono il bilancio vero, quello fatto di tumori, problemi di sterilità, aborti, devastazioni psicologiche, figli nati con mutilazioni orrende.
A FURIA DI ORMONI. Alle ragazzine venivano dati talmente tanti steroridi che alla fine si ritrovarono imprigionate in corpi da uomini. Heidi Krieger, campionessa europea nel lancio del peso a furia di ormoni, divenne Andreas a fine carriera. L’arma segreta del doping Fu Manfred Ewald, maggior dirigente sportivo del Paese, condannato nel 2000 per le sue responsabilità, a ideare negli anni ’60 l’organizzazione del sistema tendente a dimostrare la superiorità di una nazione e il trionfo della metodologia germanica. 160 medaglie d’oro alle Olimpiadi e 3.500 titoli internazionali tra il 1961 e l’87. Allenamenti di steroridi e ormoni. La platea era vastissima, si parla di oltre 10mila atleti arrivati alle scuole di Sport di Lipsia e Dresda, gli istituti statali dove ci si nutriva di allenamenti ma soprattutto di steroidi e ormoni: “Ci allenavamo sino allo stremo, poi ci imbottivamo di pillole blu”, avrebbero confessato poi decine di campioni”.
LA STORIA DI HEIDI. La storia di Heidi Krieger è da brividi. Nel 1986, Heidi vinse la gara di getto del peso agli Europei di Stoccarda con un lancio di 21,10 metri. Ma con la caduta del Muro di Berlino verrà fuori tutta la verità, drammatica.
Era imbottita di sostanze dopanti come l’Oral-Turinabol, uno steroide prodotto dalla Jenapharm (azienda di Stato) che produsse l’effetto di alterarle i tratti somatici, ormai diventati maschili a forza di ormoni. Heidi tentò perfino il suicidio, fino all’operazione che le salvò la vita: dal ’97 Heidi è diventata Andreas. E poi erano spiate 24 ore su 24, dalla Stasi, che ascoltava e misurava anche i rapporti sessuali delle ragazze. “L’amplesso è avvenuto tra le 20 e le 20.07…” si legge nel libro Meine Jahre zwischen Pflicht und Kür (I miei anni tra il dovere e la scelta) di Katarina Witt, due volte campionessa olimpica nel pattinaggio a Sarajevo ’84 e Calgary ’88.
I NOMI. Kornelia Ender, Kristin Otto, Katrin Krabbe, tutte campionesse “rovinate” dal doping di Stato. L’unica che non ha mai confessato è Marita Koch, una delle più grandi. “Mai fatto niente” ha sempre detto. Già, ma chi le crede?