Luca Spirito, palleggiatore savonese classe 1993 è ormai a Verona da 7 anni e ha visto l’evolvere ed il finire di tutte le società prima della nascita di WithU Verona Volley. Giocatore della Nazionale, portabandiera dell’Italia ai Giochi del Mediterraneo 2018 e Oro europeo Under 20 nel 2012, Spirito ha raccontato come la sua personalità pacata e amichevole riesca a tranquillizzare la squadra nei momenti più difficili.
Come sta andando il campionato e cosa pensi dei 2 nuovi assetti pensati da Coach Radostin?
«Il campionato sta andando bene, rispetto all’anno scorso siamo migliorati tanto. Ci troviamo 5° in classifica con ancora 2 partite da giocare. L’assetto con Keita opposto è stata una sistemazione provvisoria per la questione infortuni. È stato un “ripiego” che però ha funzionato subito. Con Magalini abbiamo più stabilità in ricezione e difesa, mentre con Keita abbiamo più potenza in attacco. Sono due assetti diversi ma come palleggiatore sono stato in grado di muovermi bene con entrambe le sistemazioni».
La tua calma e pazienza sono ormai proverbiali. Aiuta anche in campo il tuo essere così pacato?
«A volte mi dicono che sono troppo paziente. Ma in campo serve sempre qualcuno che calmi un po’ gli animi, specialmente i più vivaci ed irrequieti. Ultimamente i diverbi sono stati più del solito, tra arbitri e avversari ci sono stati alcuni attriti ma ho sempre cercato di mantenere la calma, portando anche gli altri dalla mia. Mozic ad esempio lo sa che se ogni tanto non si dà una calmata non gli passo più la palla» dice scherzando Luca.
C’è un errore tecnico “banale” che facevi in passato e che ora, grazie alla tua esperienza, non fai più?
«Da palleggiatore impari tante cose. All’inizio sei giovane, vorresti spaccare tutto e finisci per commettere errori veramente banali. Semplicemente non pensi abbastanza. Adesso sento di essere maturato. Ho imparato che bisogna essere sempre in grado di adattarsi alla squadra e alle esigenze del momento. Sono bravo a trovare dei compromessi, soprattutto in campo dove non dimentico mai di essere in Superlega».
Bilancio dei tuoi numerosi anni a Verona?
«Se dovessi riassumere i miei 7 anni a Verona usando solo due parole direi certamene crescita e divertimento. È stato un percorso difficile, ho vissuto 3 società diverse con staff e presidenti diversi. Ho vissuto da dentro l’evoluzione della società, con tutti i suoi problemi. Però tutto questo mi ha fatto crescere e soprattutto mi sono sempre divertito. Adesso è il massimo. Siamo tutti giovani e viviamo assieme fuori e dentro il campo. Vado un po’ d’accordo con tutti, è difficile che qualcuno non mi vada a genio».
Tanti giovani, ma in squadra c’è un campione con una carriera incredibile. Com’è avere Raphael come capitano?
«Per me è un onore. Io e lui siamo compagni di stanza da sempre. Ci hanno messi in stanza assieme e siamo diventati subito amici. Raphael è un atleta incredibile. Mi ha insegnato tanto, da come gestire i momenti più difficili della stagione a come reagire dopo le sconfitte. La sua positività è incredibile e vorrei imparare da lui proprio questo: il venire in campo ogni giorno, agli allenamenti e in partita, sempre col sorriso».
C’è qualcosa di te che viene spesso frainteso o che gli altri non sanno?
«Si, il mio essere così calmo e pacato spesso passava come puro menefreghismo, facendomi soffrire molto. In realtà ci tengo tantissimo al risultato. La calma è lo strumento per rimanere concentrato e focalizzato sul mio obiettivo. Esultare in maniera meno “vivace” di altri miei compagni vorrei non venisse preso come segno di poco interesse, è solo che sono fatto così. Sono tranquillo e con la mia calma so di poter dare sempre il meglio di me».
Vanessa Righetti