In un assolato giorno di fine maggio, era il 2017 e a Verona mancava poco alle elezioni amministrative, Patrizia Bisinella – candidata alla reggenza da Flavio Tosi – se n’era uscita candidando a sua volta la nostra città alle Olimpiadi. Non a quelle invernali del 2026, bensì a quelle estive del 2028 (poi assegnate a Los Angeles: vi immaginate la sfida al Cio?) e in alternativa a quelle del 2032. L’occasione era stata una conferenza stampa plein air per il recupero e il riassetto dello scalo merci di Porta Nuova, un’area di 500 mila metri quadrati oggetto di un lungo confronto tra le Ferrovie dello Stato e il Comune di Verona. «Pun–tiamo a un’Olimpiade smart e sostenibile» aveva annunciato la candidata di “Fare!”. «Partendo dal parco (l’ormai famoso Central Park… ndr) e dalla data in cui verrà liberata l’area, ossia il 2025» aveva spiegato la Bisinella «vogliamo definire la realizzazione di impianti sportivi destinati ai veronesi per arrivare in un lasso di tempo celere a un progetto definitivo e quindi alla candidatura ufficiale. La sconfitta al ballottaggio le ha impedito di realizzare il suo sogno a cinque cerchi. Staremo a vedere invece chi sarà il 22 febbraio 2026 a godersi la cerimonia di chiusura dei Giochi in Arena con la fascia da primo cittadino. Intanto in vista delle comunali 2022 (alcuni maligni, anche in maggioranza, dicono prima…) i cavalli stanno già prendendo posizione. Sono tanti e agguerriti.