La delicata sfida salvezza tra Lecce e Verona è anche la partita di Alessandro Carrozza, ex esterno offensivo classe 1982, da pochi giorni tecnico del Manduria, compagine pugliese di Eccellenza. Salentino doc – è nato a Gallipoli, una delle località più belle e suggestive della penisola salentina – i colori giallorossi rappresentano per lui una specie di seconda maglia. Non da meno, però, sono anche quelli gialloblù, difesi per una sola stagione nell’anno della promozione in serie A sotto la guida di Andrea Mandorlini. «Quello trascorso a Verona – esordisce – fu un anno veramente stupendo. Ho il ricordo di una stagione piena di soddisfazioni, culminata alla fine con la promozione in serie A. Fu una promozione molto sofferta, giocata punto a punto con il Livorno. Alla fine, però, la spuntammo noi di un punto, arrivando secondi dietro al Sassuolo. Loro, invece, furono costretti a raggiungere il traguardo attraverso i play off. In quegli anni, oltre al povero Martinelli, c’erano già Maurizio Setti e Sean Sogliano, due persone che ricordo con piacere. E che oggi sono ancora in questa società».
Reduce dall’anno trascorso in A con l’Atalanta, Carrozza si era guadagnato la possibilità di tornare nella massima serie ma il mercato estivo gli riservò un finale diverso.
«Inutile negare che sarei rimasto volentieri a Verona – confessa – tuttavia la società fece, giustamente, le sue scelte. E noi giocatori, da professionisti, le dobbiamo accettare. Questi sono aspetti, nel bene e nel male, tipici della nostra professione».
In quei tempi, quando l’amicizia tra Setti e Volpi era ancora in voga, c’era una specie di “corsia preferenziale “ con lo Spezia.
«Proprio così – aggiunge – in cinque passammo proprio in Liguria. Oltre al sottoscritto, passarono alla formazione spezzina anche Ceccarelli, Bianchetti, Rivas e Ferrari». L’esperienza di La Spezia, però, duro solamente lo spazio di alcuni mesi perché per Carrozza arrivò proprio il Lecce. «Anche se si trattava di scendere di categoria, in quanto i pugliesi disputavano il campionato di Lega Pro, non ebbi esitazione ad accettare. Per un salentino come me, vestire quella maglia rappresentava comunque motivo di soddisfazione. Anche degli anni trascorsi con i colori giallorossi conservo un bellissimo ricordo. La prima stagione fu un campionato ad alterni risultati dove, comunque, arrivammo a metà classifica. L’anno successivo, invece, sfiorammo la promozione in serie B, arrivando fino alla semifinale play off dove fummo sconfitti dal Foggia. Come a Verona, anche a Lecce c’era già la stessa società che c’è ancora oggi. Il presidente, infatti, era Sticchi Damiani, che da poco aveva rilevato la maggioranza del club».
LECCE – VERONA, SFIDA SALVEZZA
Entrambi i club si trovano quest’anno invischiati nella lotta per non retrocedere e il confronto di domenica assume un valore altissimo in chiave futura.
«Domenica mi aspetto una partita molto combattuta. Questi sono match molto difficili dove entrambe le squadre puntano alla vittoria ma stando anche molto attente a non perdere, perché una sconfitta complicherebbe molto le cose. Ecco perché a volte un pareggio rischia di essere il cosiddetto male minore. Il Lecce ha dalla sua il fatto di poter giocare in casa e questo potrebbe rappresentare un piccolo vantaggio. Il mio pronostico? Non mi sbilancio e preferisco augurarmi un pareggio. L’importante è che alla fine Verona e Lecce si salvino. Sono due piazze che meritano di giocare in serie A».
Enrico Brigi