“Tutti pazzi per Comazzi”. Lo striscione, con questo simpatico slogan, ha campeggiato per anni in Curva Sud, cuore pulsante del tifo gialloblù che anche domenica è corso in Liguria per sostenere i gialloblù, che alla fine hanno portato a casa un punto che congela la situazione in fondo alla classifica. Destinatario del messaggio era naturalmente Alberto Comazzi, indimenticato difensore con quasi 200 presenze con la gloriosa maglia dell’Hellas. «A Verona ho lasciato un pezzo di cuore. Come non ricordare quello striscione – sono le parole di Comazzi – in maglia gialloblù ho provato tantissime emozioni, come non ho vissuto in nessun altro posto dove sono stato da calciatore. Ho avuto l’onore di difendere questi colori e i tifosi hanno sempre ammirato il mio attaccamento. Ancora oggi conservo molti amici di quegli anni». Tra le varie emozioni, purtroppo, anche quella del giugno 2007. Sì, perché c’era anche lui in quella maledetta finale di andata di play out per la permanenza in serie B contro lo Spezia. »Al termine di quella partita provammo un grande rammarico, ci sentivamo privati di tre punti meritati. L’avevamo interpretata alla perfezione. Dopo il vantaggio, fallimmo in più occasioni la rete del raddoppio con gli errori di Ferrarese, Neto e Da Silva. Nel calcio – prosegue – se non chiudi le partite rischi poi di perderle, come successe a noi quel giorno. Basta veramente poco perché un episodio ti cambi le sorti di un incontro. Proprio come in quella sfida dove, dopo non aver concesso praticamente nulla, rovinammo tutto nei minuti finali tornando a casa a mani vuote». Per conquistare la salvezza, tuttavia, sarebbe bastato fare un solo gol che, invece, non arrivò mai, condannando il Verona a un’impensabile retrocessione in serie C. «Quell’anno più che un campionato di B – sottolinea – era quasi una A2 vista la presenza di club blasonati come Juventus, Genoa e Napoli. Eravamo una squadra che faceva molta fatica a segnare. Dopo un inizio disastroso ci riprendemmo con l’arrivo di Ventura. Il mister seppe adattare il suo 4-2-4 alle caratteristiche dei giocatori e riuscimmo a sfiorare l’impresa della salvezza diretta. Poi, invece, arrivarono i play out e una tragica retrocessione». Ironia della sorte, Comazzi anni dopo indossò proprio la maglia della formazione ligure. «Da Verona – confessa l’ex difensore gialloblù – non me ne sarei mai andato. Purtroppo la società di allora mi fece tante promesse che poi non vennero mantenute. Lo Spezia del Presidente Volpi mi fece una proposta molto interessante che accettai, lasciando l’Hellas. Siamo dei professionisti e, quindi, situazioni come queste fanno naturalmente parte del nostro lavoro». Appese le scarpe al chiodo, Comazzi ha deciso di cambiare vita. «Non ho mai pensato di rimanere nel mondo del calcio. Ho sempre avuto la passione per l’acqua. Già quando giocavo avevo preso il brevetto sportivo subacqueo. Una volta smesso, ho cambiato terreno di gioco. Oggi sono un tecnico specializzato subacqueo e passo le mie giornate a lavorare in profondità». E il calcio di oggi? «Confesso di seguirlo molto poco. Però – chiosa – chiedo sempre il risultato del Verona».
Enrico Brigi