E sei già lì a contare i giorni. Una settimana di “quarantena” è bastata per metterti in ginocchio. Per sbatterti davanti una verità che fai fatica ad accettare. Piena zeppa di dubbi, di incertezze, di paure assortite. Quando finirà, ‘sta storia? “Figurati se finirà il 25 marzo, o se il 4 aprile le scuole riapriranno…”. Il pessimismo, già. Che non è solo pessimismo, ma è un misto di malinconia, morale basso, sconforto. Sì, li senti anche tu quelli che dicono “si devono riscoprire cose che avevi lasciato da parte”. Oppure, altra campana, “…ti metti lì, leggi un libro, riscopri la famiglia”… Come se la famiglia tu l’avessi dimenticata. Come se fossero anni che non leggi un libro. No, il fatto è che le stesse cose che facevi prima, adesso ti sembrano vuote. Senza senso. Ti angosciano. “Fai una bella passeggiata col cane”. E andiamo col cane, mai stato così felice in vita sua, tra l’altro (il cane). Niente. Ti ritrovi a guardare mestamente l’orologio dopo aver fatto tutto questo e anche di più e sono le 17.30. “Come arriverà sera?”. Già, quando arriverà? E poi arriva la sera, col suo carico di “bollettini di guerra”, da un canale all’altro e non vedi l’ora che finisca. Di andare a letto. Di svegliarti magari e scoprire che è solo un terribile incubo…
Raffaele Tomelleri