In passato era il Cencelli. Quando la Democrazia cristiana era il partito egemone, in Italia come a Verona, il Sindaco non veniva eletto direttamente dai cittadini. Le elezioni comunali infatti, dal dopoguerra fino al 1994, erano regolate dal sistema proporzionale puro: il Sindaco veniva eletto dal Consiglio comunale, dopo che il confronto programmatico fra i partiti che avevano ottenuto il maggior numero di voti dava il via alla maggioranza di governo, e alla conseguente spartizione delle poltrone. E qui entrava in gioco, appunto, il famoso manuale Cencelli: Sindaco alla Dc, vicesindaco ai socialisti e via a scalare, dalle presidenze più importanti fino a quelle minori (le cosiddette “frattaglie”). Nel 1994, grazie all’introduzione del sistema maggioritario a doppio turno, i cittadini veronesi per la prima volta scelgono direttamente, a suffragio universale, il loro Sindaco, presentato da una alleanza di liste. E le sorprese non mancano.
Anche nel 1994 a Verona si vota il 12 giugno, la data delle ormai prossime elezioni comunali.
In quell’anno, si contendono la carica di primo cittadino Michela Sironi Mariotti, candidata dal Polo delle libertà (Forza Italia, Ccd, Alleanza nazionale, Lega nord) e, per il centrosinistra, l’avvocato Dario Donella. Il ballottaggio, che si tiene il 26 giugno, sancirà la vittoria netta del primo Sindaco donna della città. Vince la Sironi con il 61,51% dei consensi, pari a 74.032 voti, contro il 38,4% dell’avversario, votato da 46.316 veronesi.
Alle amministrative del 24 maggio 1998 Michela Sironi viene riconfermata per il secondo mandato: vince con il 58,3% (64.604 voti). Il candidato del centrosinistra, l’ex direttore del quotidiano L’Arena Giuseppe Brugnoli, si ferma al 41,6%: lo votano 46.160 cittadini.
Nel 2002, il primo Sindaco donna della città regalerà a Verona un nuovo colpo di scena. Sarà infatti il suo 5% (quello della civica Difendi Verona, che candida a sindaco l’ex senatore Aventino Frau) a regalare la vittoria al centrosinistra. Pierluigi Bolla, candidato del centrodestra scelto da Silvio Berlusconi nonostante i molti malcontenti scaligeri, al ballottaggio resta inchiodato al 45% del primo turno, mentre il candidato del centrosinistra Paolo Zanotto dal 38% sale, al ballottaggio, al 54,1% aggiudicandosi la vittoria.
Il centrosinistra unito ha vinto su un centrodestra diviso. Una condizione che non si ripeterà cinque anni più tardi.
Quando Forza Italia, Alleanza nazionale, Lega nord, Udc e altre liste minori presentano, come candidato sindaco, il leghista Flavio Tosi, che vince al primo turno con il 60,7% : ottiene 93.066 voti, che restituiscono Verona al centrodestra. Tosi ripete l’exploit il 7 maggio del 2012: nonostante la rottura con il Pdl, in particolare con l’ala ex An, viene rieletto Sindaco per un secondo mandato con il 57,3%, pari a 79.904 voti. Il suo avversario schierato dal centrosinistra, l’ex presidente di Legambiente Michele Bertucco, si ferma al 22,7% (30.493 voti). Il candidato del Popolo della Libertà, l’avvocato Luigi Castelletti, ex presidente della Fiera, arriva all’8,8%.
Le ultime amministrative a Verona si tengono l’11 giugno 2017. Il centrodestra presenta come candidato Federico Sboarina, che insieme ad altri assessori della prima Giunta Tosi ha fondato l’associazione Battiti, con la quale ha ricompattato il centrodestra veronese.
Flavio Tosi, Sindaco uscente, in un primo momento punta sulla possibilità del terzo mandato, che pare in procinto di venire votato dal Parlamento. Ma così non è. Il suo movimento, Fare!, decide allora per la candidatura dell’ex senatrice Patrizia Bisinella, che riesce ad arrivare al ballottaggio, superando al primo turno la candidata del centrosinistra Orietta Salemi. Sboarina esce da primo turno con un distacco non troppo ampio da Bisinella: il 29,1% contro il 23,4 dell’ex senatrice tosiana. Ma quindici giorni dopo, al ballottaggio, il distacco è netto: il centrodestra con Federico Sboarina vince con il 58,1% , Patrizia Bisinella si ferma al 41,8%.
E ora, aspettiamo il 12 giugno.