Si è tenuto il Tavolo Tecnico Zonale (TTZ) sulla qualità dell’aria convocato dalla Provincia di Verona. Sono intervenuti: Sindaci e delegati dei Comuni Veronesi; il Consigliere Provinciale con delega all’Ambiente, Alberto Mazzurana; i tecnici del Servizio Ambiente del Palazzo Scaligero e, per Arpav, il tecnico Luca Zagolin. Il tema del Tavolo sono state le misure, confermate anche quest’anno dalla Regione del Veneto, per il miglioramento della qualità dell’aria nel Bacino Padano (Veneto, Emilia-Romagna, Lombardia e Piemonte). Misure che dovranno essere adottate con un’apposita ordinanza sindacale dai singoli Comuni, divisi per fasce, a partire dal primo ottobre. Permane dunque in “allerta verde”, come nel 2023, il limite dalle 8,30 alle 18,30 alla circolazione dei diesel euro 4 nell’agglomerato urbano, che comprende Verona e altri 17 comuni della cintura. Limite che, in allerta arancio, viene esteso ai veicoli a benzina euro 2 e diesel euro 5 destinati al trasporto persone. In allerta rossa, stop anche ai diesel euro 5 per il trasporto merci nella fascia oraria tra le 8,30 e le 12,30. A determinare le allerte, saranno gli sforamenti consecutivi dei limiti di Pm 10 nell’aria registrati da Arpav. Durante l’incontro è stato poi ricordato che, in alternativa a queste limitazioni, da quest’anno i Comuni con oltre 10 mila abitanti potranno applicare il progetto regionale Move-In. Il servizio, che consente ai veicoli più inquinanti di circolare nei territori aderenti con una soglia chilometrica circoscritta, rappresenta un’opportunità per i cittadini con ridotte esigenze di mobilità. Per l’agglomerato urbano permane inoltre l’obbligo, per ogni Comune, di organizzare sette domeniche ecologiche. Altre misure previste, e confermate rispetto allo scorso anno, riguardano ad esempio il divieto delle combustioni all’aperto dal primo ottobre fino a fine aprile e il divieto, in allerta arancio e rossa, di spandimento di liquami, tranne con la tecnica di interramento immediato. Da quest’ultima misura sono esclusi diversi ambiti comunali dei territori “Alpi e Prealpi”, ovvero nel veronese parte del Baldo e della Lessinia. Limiti e divieti riguarderanno, inoltre, l’utilizzo di stufe a biomasse di minore efficienza. Il Consigliere Mazzurana, durante l’incontro, ha ricordato i bandi della Regione e della Provincia volti soprattutto a incentivare l’adozione di impianti termici più efficienti e di veicoli meno inquinanti. Diversi i suggerimenti dei Sindaci, da inoltrare alla Regione, ad esempio la proposta, per gli edifici pubblici riscaldati da fonti rinnovabili come alcune scuole, di derogare almeno in parte al limite di temperatura previsto in classe in inverno. Oppure l’opportunità di valutare l’aumento dello stesso limite per le palestre degli istituti scolastici. Il tecnico di Arpav, Zagolin, ha ricordato come gran parte delle centraline distribuite nel Veneto superi il limite di 35 giorni di sforamento di concentrazioni di Pm 10 l’anno, con l’unica esclusione, per il veronese, di quella posizionata a Bosco Chiesanuova. I dati dell’inverno 2023 sono risultati leggermente migliori rispetto al 2022, mentre il 2024 presenta segnali di contenuto peggioramento. L’andamento, ha sottolineato Zagolin, dipenderà dai prossimi mesi invernali. La città di Verona lo scorso anno è risultata uno dei capoluoghi di provincia del Veneto con meno giorni di criticità (allerta gialla e arancio) che prevedono ulteriori limitazioni soprattutto per i trasporti privati e il riscaldamento: 23 giornate in tutto. L’accordo di Bacino Padano e le conseguenti misure di contenimento dell’inquinamento determinate dalle Regioni, seguono la sentenza della Corte di Giustizia europea del novembre 2020 sul superamento dei valori limite di Pm 10 in parte del nord Italia.