C’è una frase che ricorre spesso, in questo giro d’orizzonte sulla Verona che sarà. “I soldi non sono IL problema. Il problema sono le idee, la voglia di portarle avanti, le relazioni”.
Fulvio Cavalleri prende la lente d’ingrandimento e osserva “una città che deve avere adesso la forza, il coraggio, di guardare avanti, di ripartire ma non per programmare soltanto la ripresa. Oggi Verona deve ripensare al suo futuro, a quello che vuole essere tra vent’anni, trent’anni”.
Il giro d’orizzonte parte dall’aeroporto, ma decolla alla svelta. “Non vorrei parlare solo di quello, anche perchè c’è un presidente, Paolo Arena che sta facendo tutto quello che è umanamente possibile fare per l’aeroporto. Sarebbe riduttivo parlare solo di quello”. Questione di rispetto, anche. L’aeroporto è stato (anche) casa sua, meglio allargare la lente su una prospettiva più ampia.
“Io osservo con qualche perplessità – aggiunge Cavalleri – questi segnali di ripresa e mi sorge un dubbio. Non so se sia lecito pensare al post-Covid come al dopoguerra. Là c’erano davvero voglia di condividere, di costruire qualcosa assieme, di ragionare “da squadra”. E’ così, oggi? O non siamo invece vittime di un individualismo esasperato, dove le ragioni del tuo interesse prevalgono su quelle della comunità?”.
Non ha certezze, dubbi (leciti), piuttosto. Che diventano assist per allungare lo sguardo al di là del recinto. “Noi dovremmo pensare davvero tutti insieme, a cosa vogliamo diventare. Non è questione di Aeroporto, Fiera, Ente Lirico e potremmo aggiungere tutte le altre istituzioni che vogliamo. A mio parere è il momento di costituire un tavolo di lavoro, al quale tutti sono invitati, sul quale mettere idee, coraggio, passione, relazioni. La Carta dei Valori? Certo, può essere un punto di partenza importante, viste le adesioni. E noto voglia di fare, proposte… Il Rettore si muove con idee da condividere. Credo che Sandro Boscaini, ad esempio, possa avere un ruolo importante. Potrebbe essere questo il punto di partenza di un ragionamento più ampio, sul futuro della città, sul nostro futuro”.
Ha nominato tre realtà, Aeroporto, Fiera, Ente Lirico. Forse non a caso. “Ma sì – sorride – avevamo tre Formula 1…”. E oggi? Non si sottrae al confronto, “…ma torno al discorso di prima. Da soli non si va da nessuna parte…”.
Quanti assist per il futuro!
E’ il momento degli assist. “La Fiera, che peraltro è gestita benissimo, siamo sicuri che debba rimanere dov’è? Non possiamo ripensare a una sede più funzionale alle varie iniziative? A Dusseldorf, scendi dall’aereo e in 5 minuti sei in Fiera. Perchè non spostarne la sede vicino al Catullo? Non sarebbe più facile, pensando al Vinitaly e a tutte le grandi iniziative?”. L’area della Fiera, sostiene, “potrebbe essere riqualificata. E poi, come si fa nel 2020, a impiegare due ore per uscire dalla Fiera?”
E l’Ente Lirico? “Penso anche qui alla possibilità di alleanze con realtà vicine, che possano rafforzare anche la nostra posizione. Dobbiamo superare, tutti, in qualsiasi settore, il concetto feudatario del “tutto mio”. Quel tempo è finito e ce ne dobbiamo rendere conto.
E’ una riflessione profonda che la città deve fare, se vuole davvero costruire un futuro diverso. Serve una cabina di regia, servono idee, voglia, relazioni…”. Torna prepotente quel concetto: “No, i soldi non sono IL problema…”
“Basta burocrazia. Un problema che va risolto presto”
“E poi, altro concetto che sento spesso e che non si realizza mai… Basta burocrazia, ne siamo schiavi e non sappiamo come uscirne. Continuiamo a dire di alleggerire le pratiche, di rendere più semplice un percorso e poi ci scopriamo ogni giorno a dover firmare,s e possibile, una carta in più. Questo è uno dei grandi mali e qui la politica dev’essere in grado di intervenire presto e bene. Altrimenti, molti sforzi sono destinati a essere vani”.
E visto che ci siamo, dà un’occhiata anche a una legge, che, osserva “…ha complicato ulteriormente le cose”. “La Bassanini va rivista,perchè ha finito per togliere responabilità alla politica e scaricarla sui funzionari. Col risultato di ritardare spesso percorsi altrimenti meno complessi. La politica deve avere il potere di decidere, di portare avanti le proprie scelte, senza intoppi di carattere burocratico”.
Già, la politica. Che cosa può essere in questo panorama? “La politica può avere, questo è chiaro, un ruolo determinante. Serve una visione a lungotermine, progetti, proposte, intorno alle quali riunire le voci della città. Serve saper uscire dalla logica che ci ha penalizzato, ragionare davvero “da squadra”.
Verona è ancora “baricentrica”, rispetto a trasporti, turismo, sviluppo industriale, imprenditoria? O negli anni ha progressivamente perso quel ruolo, per una serie di ragioni che adesso è anche inutile andare a ripescare?
“Ce lo dobbiamo chiedere, anche questa è una riflessione da fare. E se scoprissimo di essere finiti ai “confini dell’impero”, dovremmo ripensare anche a questo, magari a unire le forze con altre città, penso a Brescia, ad esempio…A una regione del Garda, che potrebbe avere potenzialità incredibili, da sfruttare in maniera diversa…”.
Ricorda, ai tempi in cui era Presidente dell’Aeroporto, un tavolo di lavoro con Bergamo e Brescia…”Avevamo impostato un ragionamento che poteva tornare utile a tutti. Verona avrebbe sviluppato il trasporto charter, su Brescia si poteva potenziare il cargo, su Bergamo i voli low coast. Se n’era parlato, avrebbe avuto senso proseguire, poi il “volo” s’è fermato, per tante ragioni. Ma è solo per fare un esempio concreto…”.
Un “volo” da riprendere, questo è sicuro. “Certo, se vogliamo davvero ripartire, al di là del Covid 19 e di quello che ha segnato. Di certo, è stata una svolta e come tutte le svolte può essere lo spunto, la molla per rialzarsi oppure un momento negativo. Sta a noi, alla società civile, alla politica, alle Istituzioni, cogliere la palla al balzo”.
Sta a noi, osserva, “decidere che strada prendere. Ne va del futuro della città, del nostro futuro”. La palla è lanciata, ora bisogna giocare. “Ah, anche il ruolo dell’informazione può essere importante. Può fare da “notaio”, registrando quello che accade, oppure può agire da stimolo. Nessuno può e deve chiamarsi fuori, la partita è troppo importante e dobbiamo giocarla fino in fondo”.
Noi ci siamo. Come dice il grande Pizzul, “partiti”.