A che punto siamo, Verona? La domanda ci sta, in capo a una settimana parecchio complicata. In ordine sparso: la questione Agsm (oggi altro appuntamento-chiave); il “terremoto” Cattolica (domani consiglio firmale, ci si rivede il 31); poi, un gradino sotto, il no della Tezenis al sogno della serie A.
Che c’entra questo, direte? C’entra, c’entra. Perchè se è vero che Agsm, alla fine della giostra, potrebbe essere (un po’) meno veronese; se è vero che Cattolica (di fatto) lo sarà dal 31 luglio; che l’Aeroporto in realtà lo è già da tempo, la domanda che è lecito porsi è: quale Verona vogliamo davvero? Ma è tutta qui la “potenza di fuoco” che esprime la città? Potenza di fuoco, e qui veniamo all’ultimo tassello, non espressa nemmeno per il sogno della serie A di basket. Vecchia storia, direte. Dove sono gli imprenditori veronesi? Togli Campedelli, la famiglia Pedrollo, Magrini e i suoi “fratelli”, per il volley, ma poi? L’Hellas, senza Setti, chissà dove sarebbe.
Certo, non era facile trovare in pochi giorni 4 milioni di euro per fare la A. Però, diciamolo, un’altra occasione perduta. E la solita domanda: ma che Verona, vogliamo?