Le notizie di crimini efferati si susseguono tristemente, si viene così a contatto con storie macabre e truci della cronaca nera. In parallelo, si sente citare sempre più la così detta psicopatia, in quanto disturbo mentale talvolta riscontrabile negli assassini. Si tratta di un termine del linguaggio comune, che non trova definizione nel Manuale della salute mentale, utilizzato per diagnosticare le psicopatologie: il DSM-5. Esiste una categoria diagnostica che descrive alcune caratteristiche di personalità di questi soggetti: il Disturbo Antisociale di Personalità. Proviamo a capire alcune caratteristiche del soggetto psicopatico. In primis, si tratta di una persona che non pare essere in grado di sperimentare empatia affettiva, cioè incapace di provare risonanza emotiva al disagio altrui, sarebbe inoltre in grado di rappresentare la vittima come “oggetto da usare”, riuscendo a non sperimentare rimorso o colpa per le conseguenze delle azioni compiute.
Lo psicopatico appare iper-concentrato sulla meta e, di conseguenza, non riuscirebbe a tener conto dei costi “morali” della propria condotta. C’è da sottolineare che la maggior parte delle persone psicopatiche non sono violente, ma è molto probabile facciano di tutto per ottenere quello che vogliono, attraverso l’inganno o la manipolazione. Negli anni ’40, Harvey Cleckley con “The Mask of Sanity” ha descritto gli psicopatici come soggetti con una “maschera di sano funzionamento”, a colpire infatti nelle storie di cronaca la loro capacità di mimetizzarsi in ogni ambito sociale. Questa prima nozione di psicopatia è stata poi operazionalizzata negli anni. A oggi, la psicopatia risulta essere caratterizzata da una costellazione di caratteristiche affettive, interpersonali e comportamentali. Il soggetto psicopatico è descritto come solitamente loquace, dal fascino superficiale, con senso grandioso del sé, bisogno di continui stimoli in quanto propenso alla noia, menzognero e manipolatore, con un’affettività superficiale, un deficit del controllo comportamentale, facilmente collerico e irritabile. Ancora, “iper-reattivo all’alcol, con relazioni sessuali impersonali, incapace di porsi obiettivi a lungo termine e con comportamenti antisociali immotivati (Chiung, 2018). Sullo sviluppo di tratti psicopatici a incidere sembrano essere fattori come lo stress prenatale, i disturbi dell’attaccamento, l’essere vittima di abuso infantile, relazioni sociali deficitarie… La Psicopatia trova la sua maggiore diffusione nella popolazione maschile, con espressioni più gravi e precoci di tipologia antisociale negli uomini rispetto alle donne. Un’elevata esposizione al testosterone (nell’utero, durante l’adolescenza o in risposta a sfide sociali) sembra essere un fattore di rischio eziologico nell’emergere del comportamento psicopatico (Yildirim & Derksen, 2011).
*Sara Rosa, psicologa e psicoterapeuta