Nella nostra città si stanno realizzando una serie di eventi che mettono al centro della riflessione l’immagine di Verona come luogo simbolico di bellezza. Il variegato programma multidisciplinare, avviato con la “Giornata Europea della Cultura Ebraica”, è arricchito da un percorso espositivo denominato “Play Zeno Cosini. La vita non è né brutta né bella, ma è originale” recentemente allestito nel Salone della Comunità Ebraica, negli spazi della Società Letteraria e all’interno dell’Educandato agli Angeli. L’iniziativa sottolinea alcune questioni emblematiche del recente passato e si focalizza, in particolare, sulla figura di Italo Svevo (nato Aron Hector Schmitz), nel centenario della pubblicazione del celebre romanzo psicoanalitico “La Coscienza di Zeno”. Grazie a un itinerario visivo creato con pannelli esplicativi, il pubblico ha l’opportunità di cogliere interessanti collegamenti tematici e ripercorrere i “punti salienti di una delle stagioni più feconde della letteratura europea”, spiega Riccardo Mauroner, curatore della mostra e docente di Storia e Filosofia. Il progetto ha l’ulteriore pregio di dare rilievo alla figura dello scrittore veronese Lorenzo Montano (nato Danilo Lebrecht), autore di “Viaggio attraverso la gioventù” che, in una cordiale corrispondenza epistolare, scambia con Svevo opinioni e suggerimenti. “La Coscienza di Zeno”, a cent’anni dalla sua pubblicazione, rimane un’icona della nostra letteratura per lo stile, la struttura del racconto e la pluralità di mondi che ruotano intorno alla voce dell’eccentrico Zeno. Il romanzo è costruito non in successione cronologica lineare, ma tramite episodi esplorati dallo stesso protagonista, Zeno Cosini, con una modalità che elimina la figura del narratore ottocentesco, scardina le categorie temporali e mette al centro la coscienza inquieta dell’umanità. La vicenda è ricca di resoconti di vita e malattia che collegano il profondo disagio esistenziale dell’enigmatico e ambivalente Zeno alla nostra comune condizione umana, fatta di luci e di ombre. Il sapiente gioco di specchi svela una felicità spesso solo apparente e nasconde, nel profondo dell’anima, conflitti e mediocrità. La mostra “Play Zeno Cosini” affronta temi ancor oggi estremamente attuali e si presta a quelli che, in termini comunicativi, chiamiamo “storyworld”, ossia universi narrativi (di contenuti e visioni) in espansione che pongono in confronto dialettico aspetti di ampio respiro culturale e producono storie capaci di convergere su media diversi (un esempio è rappresentato dalla produzione, al Teatro Nuovo di Verona e a firma di Paolo Valerio, dello spettacolo “La Coscienza di Zeno” con Alessandro Haber). La visita a “Play Zeno Cosini” è un’esperienze multisensoriali che aggiunge, all’approfondimento e alla visione, degustazioni culinarie (ispirare al ricettario della famiglia Schmitz), letture d’autore (di Leonardo da Colle della scuola “Giorgio Strehler”) e accompagnamenti musicali (del quartetto d’archi Respighi). Il percorso, oltre alle tavole espositive, propone riviste, lettere e libri (compresa la preziosa e quasi introvabile prima edizione del romanzo) messi a disposizione dalla Biblioteca civica Attilio Hortis, dal Museo Sveviano di Trieste e dalla collezione privata del curatore Mauroner. La mostra è un viaggio visivo, esistenziale e metaforico che coniuga bellezza e crisi, coscienza e desiderio di fuga, per invitarci a considerare la vita, come recita lo stesso Svevo, “né brutta né bella, ma originale”.
Chiara Antonioli