“Credo che ammettere direttamente alla prova orale tutti i candidati all’esame di abilitazione alla professione forense sia la scelta più logica, se non vogliamo attendere tempi biblici o rischiare una valanga di ricorsi”. È quanto afferma la consigliera regionale del Partito Democratico Anna Maria Bigon sposando l’appello di alcuni avvocati e praticanti, non solo veneti, inviato al premier Conte, con riferimento alla sessione dello scorso dicembre.
“La correzione degli scritti è ferma da più di tre mesi, occorre sbloccare le procedure, ma la soluzione telematica a distanza non è praticabile. C’è infatti il rischio concreto di una raffica di ricorsi al Tar per violazione delle norme sulla trasparenza, visto che ogni commissario ha il dovere di verificare personalmente tutte le operazioni di correzione per certificare la regolarità formale della prova: apertura della busta sigillata, estrazione del compito e lettura dal commissario designato. Sono convinta che ammettere la totalità dei candidati all’orale sia la soluzione migliore, almeno in una fase emergenziale: dopo tutto stiamo parlando di un esame di abilitazione che, a differenza di un concorso, non garantisce a chi lo supera un posto di lavoro sicuro, ma solo l’opportunità di esercitare la libera professione. Non possiamo negare questa possibilità a centinaia di giovani”.