Nel Veneto la rete di emergenza e urgenza dei pronto soccorso presenta troppe criticità. Qualcosa non funziona e va migliorato: troppi pazienti attendono ore al Pronto soccorso prima di essere presi in carico e dimessi e non sono pochi quelli che abbandonano perché l’attesa è troppo lunga.
E’ quanto emerge dal Rapporto Agenas, terza indagine nazionale sullo stato di attuazione Rete tempi relativi al 2023.
L’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (AGENAS) sottolinea infatti che a livello nazionale ci sono ancora “difformità importanti sugli esiti della Rete dell’emergenza – urgenza” e pertanto verranno fatti approfondimenti con le Regioni per apportare correttivi perché è “importante capire come migliorare il sistema dell’emergenza ospedaliera e relativo impatto sulle reti tempo dipendenti nel presente e nel futuro. Potenziare il modello della gestione della non urgenza e il rapporto con la Medicina del Territorio”, potrebbe essere una strada.
RICOVERI. Tra le criticità rilevate nei Pronto soccorso del Veneto, motivo per cui alla fine la nostra regione si piazza nella parte bassa della classifica nazionale, c’è quello dei codici bianchi: ben il 3% di loro viene poi ricoverato, segno che la valutazione nella fase di Triage non è adeguata. Ancora peggio per i codici verdi: viene ricoverato il 10% di loro.
ATTESE. C’è poi l’aspetto delle lunghe attese in pronto soccorso: i codici bianchi attendono fino a 2 ore, un dato tra i più alti in Italia; per i codici verdi l’attesa arriva due ore e mezza se non di più prima di essere dimessi.
Attese così lunghe che ben l’1,65% di chi si presenta al Pronto soccorso (1,5 milioni negli ospedali veneti nel 2023) se ne va e abbandona. Preferisce tornare a casa o rivolgersi altrove.
Ma nel caso dei Pronto soccorso dell’Azienda ospedaliera universitaria integrata secondo i dati Agenas le attese si dilatano ancora di più a Borgo Trento e a Borgo Roma.
Attese di 5-10 ore, meglio in provincia
Per fare qualche esempio riportato nelle tabelle di Agenas, nel Pronto soccorso di lungadige Attiraglio si superano le 5 ore di attesa per i codici bianchi; più sale la gravità più servono visite ed esami e quindi i tempi si dilatano, arrivando a oltre 9 ore di permanenza nel pronto soccorso per i codici gialli e fino a 11 ore per i codici rossi.
A Borgo Roma i tempi sono ancora più elevati, mentre nei Pronto soccorso dei piccoli ospedali in provincia i tempi sono ragionevoli, da Villafranca a San Bonifacio, a Peschiera e a Negrar (questi ultimi due convenzionati)
I risultati di Agenas che evidenziano le criticità in Veneto per la rete di emergenza-urgenza confermano le proteste di molti cittadini che hanno dovuto vivere la dolorosa esperienza di un pronto soccorso, ma anche il disagi di medici e personale sanitario e infermieristico che devono lavorare con tempi strettissimi e un forte carico di stress.
“L’indagine di Agenas conferma quanto vado dicendo da tempo: nei Pronto soccorso veneti le attese sono infinite, inoltre mancano i posti letto, così perfino anziani malandati che si ritrovano relegati nei corridoi per ore e ore, seduti anziché distesi a letto. Roba da terzo mondo, non da Paese civile!”
“E non è colpa di medici, infermieri e operatori socio-sanitari, che sono pochi e si sobbarcano turni infiniti e massacranti, ma della carenza di personale, di risorse e di organizzazione del sistema sanitario regionale” dichiara l’ex assessore regionale alla Sanità Flavio Tosi, oggi parlamentare di Forza Italia.
Tosi il 19 marzo scorso aveva raccontato le vicissitudini di una anziana signora al pronto soccorso di borgo Trento a Verona che arrivata in Ps nel primo pomeriggio con un braccio fratturato, dopo il referto è rimasta seduta su una sedia di ferro tutta notte e fino al giorno dopo.
“Sono preoccupato, leggendo questi dati, ma non sorpreso dal fatto che il rapporto di Agenas stronca il Veneto in quanto regione con l’attesa più lunga per i codici bianchi nei Pronto Soccorso”.
E aggiunge: “E’ un problema strutturale che pagano i cittadini, ma anche il personale che funge ingiustamente da capro espiatorio”.
Tosi spiega che “i nuovi bandi di assunzione di personale che ha indetto la Regione servono solo a sostituire chi va in pensione, quindi non sono sufficienti, si tratta di semplice turn-over, mentre occorre che la Regione metta risorse aggiuntive”.
Al contrario, ricorda Tosi, “in questi anni abbiamo assistito al disinteresse nei confronti della sanità pubblica, ma nel contempo è stata trascurata e tagliata anche la sanità privata convenzionata che potrebbe fungere da aiuto, o quantomeno tamponare le carenze di prestazioni erogate”.
Oltre al danno sociale per i cittadini, il malfunzionamento del sistema sanitario regionale ha una ricaduta negativa sullo stesso dal punto di vista economico, in un cortocircuito che si autoalimenta perché, dice Tosi, “poi succede che i veneti, sempre più esasperati, vanno a curarsi altrove, per esempio dal Veneto occidentale si spostano a Brescia, ma poi la Lombardia presenta il conto e la nostra Regione giustamente paga”.