Verona prima in Italia per la formazione ai giovani in ambito di primo soccorso. Raddoppiati i progetti didattici “Diamoci una scossa” e “Un battito di mani” realizzati dall’Azienda Ospedaliera in collaborazione con l’Università di Verona e con il sostegno della Fondazione Famiglia Rana.
Ogni anno sono circa 60.000 in Italia le persone che perdono la vita per arresto cardiaco e, per molte di queste, interventi di soccorso tempestivi fanno una radicale differenza.
I progetti didattici “Diamoci una scossa: la rianimazione nella scuola” per la certificazione all’uso del defibrillatore ai ragazzi degli istituti secondari di secondo grado e “Un battito di mani” per l’apprendimento delle manovre di rianimazione cardiopolmonare tra i bambini della scuola primaria sono giunti quest’anno rispettivamente alla loro terza e seconda edizione. Essi rappresentano oggi due attività di successo con cui AOUI Verona, in unione con UNIVR, concretizza l’impegno di divulgare la cultura del primo soccorso nelle scuole. L’attività si svolge in diretto contatto con IRC, Italian Resuscitation Council, la principale società scientifica che redige le linee guida in materia di manovre salvavita e che ha attestato l’inedita lungimiranza dei progetti che, ad oggi, risultano unici in Italia per capillarità territoriale, inserimento nei curricula scolastici, numero di giovani formati e ritestati a distanza di tempo.
Nelle precedenti edizioni, “Diamoci una scossa: la rianimazione nella scuola” ha ottenuto l’adesione di oltre 500 giovani di 16 istituti secondari. Ora il progetto, con il cruciale contributo della Fondazione Famiglia Rana, si estenderà ulteriormente ampliandosi anche alle classi IV di 20 istituti veronesi. Inoltre, grazie alla generosità della Fondazione, sarà possibile raggiungere un gran numero di bambini della scuola primaria con l’iniziativa “Un battito di mani”, che si andranno ad aggiungere agli oltre 1.000 già formati nella scorsa edizione: un risultato unico nel suo genere.
Nell’anno scolastico appena iniziato sarà quindi possibile formare 700 studenti in più, dalle scuole primarie alle superiori, di tutta la provincia veronese. Un traguardo importante, ottenuto grazie all’importante collaborazione tra pubblico e privato, per questi percorsi virtuosi e innovativi che rappresentano un unicum nel panorama italiano grazie all’elevata capillarità e alle metodologie didattiche adottate. Un particolare del tutto innovativo è infatti la possibilità, dopo la formazione iniziale, di ri-testare gli alunni a distanza di tre mesi per verificare il ricordo delle conoscenze apprese. Un fattore fondamentale per consolidare le nozioni e adattare l’insegnamento alle esigenze dei ragazzi. Grazie a una meticolosa raccolta dati, effettuata durante queste iniziative, è infatti possibile capire come gli studenti agiscano di fronte ad un arresto cardiaco e cosa siano in grado di ricordare nel tempo.
“La società italiana ha bisogno di infermieri – ha detto il professor Paolo Fabene, presidente del Corso di Laurea in Infermieristica e delegato dal rettore a rappresentare l’Università di Verona, ma non solo di numero: ha bisogno di qualità. Dobbiamo quindi di selezionare gli studenti migliori e questo progetto è ottimo, non solo perché porterà capacità negli studenti, ma perché fa vedere e cambia la narrativa di chi è l’infermiere oggi, permettendo di far capire che anche la professione infermieristica è importantissima”.