Nel corso della riunione del Consiglio Territoriale per l’Immigrazione, che il Prefetto Martino ha presieduto stamane a Palazzo Scaligero, è stata presentata l’iniziativa realizzata dalla Prefettura, in collaborazione con il Consiglio Italiano Rifugiati nell’ambito del progetto FAMI denominato Meraki, intitolata “Analisi delle competenze e delle aspirazioni lavorative dei richiedenti asilo accolti nei CAS di Verona e provincia”.
Sono stati illustrati i risultati dell’attività di raccolta dati effettuata, negli scorsi mesi di dicembre 2023 e gennaio 2024, attraverso la somministrazione agli ospiti delle strutture di accoglienza del territorio di un apposito questionario nominativo, tradotto in inglese e francese, contenente domande relative al grado di istruzione, al livello di conoscenza della lingua italiana, al grado di digitalizzazione, alle esperienze lavorative pregresse e alle ambizioni professionali.
Hanno risposto complessivamente 840 migranti, ossia oltre il 50% degli ospiti attualmente accolti nei CAS della provincia, di cui 88% uomini, con età media di 26 anni e di provenienza prevalentemente africana (59% complessivi, 47% di origine sub-sahariana) e asiatica (38% totali, di cui 25% dal Bangladesh, nazionalità singolarmente preponderante).
La banca dati ha consentito di elaborare un quadro analitico sull’occupabilità.
Quanto al grado di istruzione, la maggioranza assoluta degli intervistati (62%) ha dichiarato di aver frequentato nel proprio Paese un ciclo scolastico di durata fino a 5 anni (29%) o fino a 10 anni (33%).
D’altro canto, sono stati registrati livelli mediamente bassi di conoscenza della lingua italiana e di digitalizzazione.
Tra le mansioni lavorative già svolte in precedenza, spiccano per ricorrenza l’agricoltore (253 menzioni), il cuoco/aiuto cuoco (196), l’operaio generico (187), il muratore (182), l’autista (127), il cameriere (126), il venditore (98), l’elettricista/idraulico (98) e il meccanico (84).
Sul piano delle aspirazioni professionali, prevalgono invece i mestieri del cuoco o cameriere (111 menzioni), dell’operaio (107), dell’autista (104), del saldatore (77), dell’agricoltore (73), dell’elettricista (62), del meccanico (57) e del muratore (49).
Si è riscontrata, inoltre, un’ampia disponibilità tra i migranti intervistati a partecipare a corsi di formazione (88%) ed anche a progetti in tema di lavori socialmente utili, eventualmente attivati a livello comunale (77%).
«Considerato che il 62% degli ospiti intervistati (circa 500 persone), ha già formalizzato la domanda di protezione internazionale e quindi può già lavorare – ha commentato il Prefetto – attendiamo risposte concrete da parte del tessuto socio-economico della provincia, anche in termini di proposte lavorative che potranno essere utilmente indirizzate verso le strutture di accoglienza in cui sono state registrate competenze ed ambizioni lavorative coerenti. Particolarmente significativa – ha aggiunto il Prefetto – appare altresì la disponibilità manifestata dagli ospiti dei CAS a svolgere lavori socialmente utili a titolo gratuito. Si tratta di un segnale importante di apertura verso le comunità locali, che potrebbe contribuire a superare eventuali barriere di diffidenza e consentire una migliore integrazione dei migranti nei contesti territoriali in cui si trovano inseriti.