Nella situazione politica attuale “il peggior risultato sarebbero elezioni anticipate che fanno deragliare il piano di riforma e di ripresa dell’Italia’’. Lo scrive il Financial Times in un editoriale. Secondo Ft il passaggio di Draghi da Palazzo Chigi al Quirinale “sembra il modo migliore per portare avanti il buon lavoro’’. In queste circostanze sarebbe meglio avere Draghi alla Presidenza della Repubblica che così userebbe “i notevoli poteri e la moral suasion dell’ufficio per mantenere il Paese sulla buona strada’’.
C’è poi il capitolo che riguarda Silvio Berlusconi.
Sul fronte del Centrodestra il punto lo ha fatto il leader della Lega Matteo Salvini fuori dal Senato. “Sul Quirinale- ha detto- procedono gli incontri con tutte le parti in causa e il Centrodestra ragionerà e voterà compatto, sarà determinato e determinante e il ruolo di Berlusconi è e sarà fondamentale. Sono fiducioso’’.
Per Ignazio La Russa, di Fratelli d’Italia, c’è un problema. “Non dev’essere un candidato di bandiera, ma uno che ha chance di vittoria conclamate. Sino a questo momento, Forza Italia, più che Berlusconi, ci ha assicurato di avere un pacchetto di parlamentari in procinto di dichiararsi a favore della sua candidatura.
I giorni passano: non vogliamo nomi e cognomi o dichiarazioni sottoscritte da un notaio, ma dobbiamo fiutare l’aria per capire se questo racconto fatto a noi e allo stesso Berlusconi corrisponda alla realtà.
In tal caso, se sciogliesse la riserva saremmo i più felice nel sostenerlo. Se non fosse probabile che quei voti possano aggiungersi ai nostri, allora occorrerebbe una riflessione.
Chi pensa invece di avere “già dato’’ sono le Sardine e il Popolo Viola che lanciano una manifestazione contro la candidatura di Berlusconi al Quirinale.
“Avremmo preferito- si legge in una nota- non avvertire l’esigenza, anzi l’urgenza di prendere posizione. Avremmo preferito che il nome di Silvio Berlusconi come successore di Sergio Mattarella non fosse fatto nemmeno per scherzo. Avremmo preferito che si trattasse di una boutade destinata a durare tra Natale e Capodanno. E invece dopo un mese di campagna in solitaria e a pochi giorni dall’inizio delle votazioni che decreteranno il nome del prossimo Presidente della Repubblica, sentiamo il dovere etico di rivendicare una totale distanza tra un pezzo di Paese e vent’anni di berlusconismo. I motivi di incompatibilità tra tale ruolo e quel nome sono tantissimi, sia in termini di garanzia costituzionale che di decoro collettivo e dignità nazionale. Ve ne sono poi altri non meno importanti, che hanno a che fare con una storia giudiziaria, politica, imprenditoriale e personale che ha segnato una buona parte della nostra generazione. Li vogliamo raccontare nella pubblica piazza’’. L’appuntamento è per domenica 23 gennaio alle 14 a Roma, in Piazza Esquilino.