Quando si dice che la convivenza in Europa non sia facile, trova un esempio nel settore dei trasporti. Tre Stati, tre popoli diversi. Dalla gestione dell’emergenza Covid alle diverse posizioni sui tamponi al mancato rispetto delle normative europee sul libero transito delle merci.
Fatto sta che a pagarne le conseguenze è sempre l’Italia, o meglio le imprese italiane. Come sempre sono passati anni, Ministri, fiumi di parole e di impegni a risolvere la questione ed invece tutto è cristallizzato, anzi no, tutto scivola a favore dell’Austria che usa il passaggio tra Italia e Germania come arma di ricatto su ogni cosa.
Unioncamere ha più volte sollevato ai vari Ministri la questione ma non con quell’interesse di chi il problema lo ha sulle spalle, quasi il problema fosse di altri, non tenendo conto del 13% del Pil nazionale passa da quell’asse e che tutto il sistema economico italiano ne soffre terribilmente.
ll braccio di ferro tra Italia e Austria, con l’Unione europea in veste di arbitro, sulle limitazioni al transito dei Tir attraverso il valico alpino del Brennero, è destinato ad irrigidirsi ulteriormente, perché ogni scusa è buona per gli Austriaci per chiudere limitare, far pagare o fare shopping.
Sì, fare shopping, perché vi sono molte aziende che vengono contattate dai nostri cugini d’oltralpe per spostare sedi in Austria e quindi avere una serie di vincoli meno restrittivi nei trasporti che si realizzano sull’asse del corridoio 5.
“E noi cosa facciamo?” afferma il segretario regionale di Casartigiani Sna-Casa Andrea Prando – “convegni. Sì, perché in questo Paese si parla tanto, ma si conclude poco”. “Alcuni esempi? Questo problema è da quattro anni sui tavoli dei ministri Toninelli, Moretti e oggi Giovannini.
Il tema dell’asse del Brennero è vitale per l’economia del Paese, non solo del territorio circostante, tuttavia quanti anni sono che aspettiamo le decisioni dei vari governi sulla concessione della A22 che ancora oggi non c’è ? E questo continuo rinviare, blocca sviluppi infrastrutturali che richiedono come minimo venti anni per poter essere progettati e realizzati, come la terza corsia o le opere di sviluppo territoriale a corredo dell’asse autostradale”.
Inoltre, questo mette a repentaglio tutti i sistemi logistici privati e pubblici che vivono e dipendono da questo sistema, che sta morendo per colpa della burocrazia di questo Stato e degli organi decisionali che non decidono mai.
Tutto ciò a favore di chi questo problema lo conosce, come gli austriaci, e se ne approfitta, in barba alle normative europee trasgredendo alle più semplici regole della libera circolazione delle merci.
I vari provvedimenti del Land Tirolo, hanno sempre avuto il pieno appoggio del governo austriaco, mettendo a rischio una quota importante delle nostre esportazioni. Infatti, l’interscambio commerciale tra l’Italia e i Paesi del Corridoio Scandinavo-Mediterraneo, di cui l’asse del Brennero è un segmento fondamentale, supera i 200 miliardi di euro l’anno. Queste merci, nel 93% dei casi, vengono trasportate su strada, passando, appunto, per il valico alpino.
“L’unica soluzione percorribile – dichiara Prando – di fronte alle misure limitative al traffico pesante introdotte dall’Austria sull’asse del Brennero “appare quella del ricorso da parte del governo italiano alla Corte di giustizia Ue sui tre provvedimenti che sono in palese contrasto con le regole comunitarie e ricorrendo anche ad una decisa presa di posizione della Germania. Insomma – conclude Prando – meno convegni e più azioni concrete a tutela di autotrasporto, sistema logistico e produttivo del Paese, che sono oggetto di risorse nel recovery plan, ma se non viene risolto il problema tirolese tutto ciò non ha senso