Tamara Wilson è un soprano statunitense con un curriculum di tutto rispetto. Ha recitato in mezzo mondo nei teatri più prestigiosi, è stata insignita di premi importanti, è richiestissima dalle produzioni. Non a caso la Fondazione Arena, al cui vertice siede un altro grande soprano come Cecilia Gasdia, l’ha ingaggiata per interpretare il ruolo di Aida durante questa stagione lirica. Sennonché la Wilson, dopo due serate nelle quali è andata in scena col volto dipinto di nero com’era normale che fosse dato che Aida è una principessa etiope e non islandese, ha deciso di dire basta, ha accusato la Fondazione di razzismo e in occasione della terza replica si è data malata. È stata sostituita da Maria Josè Siri che com’è sempre avvenuto nella storia dell’opera verdiana (per di più quest’anno in cartellone c’è l’Aida storica del 1913), ha cantato con la faccia dipinta di nero. La Wilson, dall’alto della sua carriera, non aveva certo bisogno di mettersi a caccia di pubblicità con una trovata simile. Si è trattato di una polemica assurda, talmente strampalata che neppure i giornali di Sinistra se la sono sentita di cavalcarla con convinzione. Anzi, alcuni di questi hanno immediatamente cestinato la cosa. L’ex sindaco Tosi, il quale giustamente considera «ridicola» la protesta della Wilson e difende la Fondazione Arena, attacca il suo successore Sboarina accusandolo di non aver difeso «il festival e la città dalle infamie» del soprano. «Avrebbe dovuto farlo da presidente della Fondazione Arena e da sindaco» sostiene Tosi. «La Wilson non può venire qui e farsi pubblicità sulla pelle di Verona nel silenzio delle massime istituzioni cittadine. Peggio di certe parole, c’è il silenzio ignavo e dunque complice di Sboarina». Non siamo d’accordo. A volte il silenzio è d’oro. Perché replicare e fare così da cassa di risonanza a un’accusa tanto assurda da non trovare nemmeno spazio sui quotidiani e nei programmi che solitamente gridano al razzismo (a casaccio) un giorno sì e l’alto pure? Se Sboarina avesse risposto alla signora Wilson (e di cose da dire alla cantante americana ce ne sarebbero state…) avrebbe servito un assist a certi media che allora sì avrebbero potuto ricamarci, e abbiamo come la sensazione che qualche zucca vuota ne avrebbe approfittato ancora una volta per gettare fango senza motivo sulla nostra città. Non aver replicato alla cantante ha permesso di sgonfiare sul nascere ogni suo tentativo di guadagnarsi le luci della ribalta in modo grottesco. Un’etiope dalla pelle scura: chissà cos’altro si inventeranno questi razzistacci veronesi della Fondazione Arena…