Non è piovuta sabbia del deserto sulle nostre auto.
Ma abbiamo anche respirato il pulviscolo proveniente dal Sahara che ha oscurato il cielo rendendolo quasi giallo e ha creato un clima estremamente caldo e soffocante.
Ma soprattutto, caso eccezionale in estate, per due giorni, giovedì 20 e venerdì 21, le Pm10 sono schizzate oltre la soglia di attenzione sia nella centralina Arpav del Giarol Grande sia in corso Milano. Con livelli ben superiore ai 50 microgrammi per metro cubo consentiti dalla normativa.
Si tratta di polveri che rappresentano una insidia tanto quanto quelle invernali. Infatti, come dicono gli pneumologi, queste polveri desertiche provocano “Più tosse e irritazioni, meglio evitare sport all’aperto”.
Anche perché sono estremamente piccole: “Non chiamatela sabbia”, dicono gli esperti, “piuttosto micro polveri che arrivano fino a noi non senza problemi per la salute”.
Il fenomeno è molto chiaro: quando si instaura l’anticiclone africano, le correnti portano in quota il pulviscolo del deserto che si mescola con l’aria e influisce sulla rifrazione della luce.
Si tratta di un avvenimento consueto, ma maggiormente frequente nel tempo per il cambiamento climatico.
Infatti sulle nostre latitudini si fa sempre meno presente l’anticiclone delle Azzorre mentre è sempre più frequente la risalita dell’anticiclone africano con le polveri di Sahara al seguito.
Uno studio pubblicato sulla rivista scientifica internazionale Occupational and Environmental Medicine ha accertato un aumento dei ricoveri ospedalieri per cause respiratorie in presenza di polveri sahariane nell’aria.
Se necessario, si può tornare a indossare la mascherina.