Le acciaierie Pittini, in Lungadige Galtarossa, hanno in programma di bruciare nei loro altiforni 160 mila tonnellate all’anno di rifiuti non pericolosi, più precisamente rottami. Una quantità di materiale paragonabile a quella che doveva bruciare Cà del Bue (500 tonnellate al giorno, circa 180 mila all’anno). Solo la Provincia di Verona si è messa di traverso a questo progetto e ora dovrà difendersi al Tar su ricorso presentato dalle acciareie. La Provincia afferma che la proposta è “improcedibile” in quanto in contrasto con l’articolo 49 del Piano d’Area Quadrante Europa che non prevede l’apertura di nuovi impianti di smaltimento di rifiuti sul nostro territorio. “Pittini invece”, fa notare Michele Bertucco, “ gioca sulla definizione ambigua e border line di rottame, che non sarebbe precisamente un rifiuto, e tirando i capelli il concetto di economia circolare. Certe e indubitabili sono invece le conseguenze sulla qualità dell’aria: lo studio commissionato dall’azienda ammette che “le modifiche comportano un aumento nella diffusione degli inquinanti, che nei valori massimi appare più marcato nelle medie giornaliere (+60% circa) che nelle medie annuali (+20% circa) e nelle deposizioni (+40% circa). Incredibilmente però i tecnici considerano questo peggioramento poco rilevante”. Per Bertucco “è ora che anche il Comune si svegli correggendo il parere del dirigente all’Ambiente e tutelando la salute dei suoi cittadini”.