E’ il “d-day” dell’assemblea per l’ok al bilancio e il rinnovo del Cda. E a Veneto Banca, oggi guidata dall’imprenditore vinicolo veronese Pierluigi Bolla, il clima si è surriscaldato con un forte scambio di battute tra il presidente e i soci della lista numero 2, che hanno rinfocolato la polemica in modo battagliero. I candidati della lista presentata dalle associazioni Per Veneto Banca e Azionisti Veneto Banca, scrivono in una nota comune che “stanno valutando un’azione legale a tutela della propria reputazione”. Quello di Bolla, che conta sull’appoggio delle sigle sindacali, era stato un vero e proprio siluro sostenendo che chi si oppone alla sua riconferma e quella dell’Ad Cristiano Carrus, sponsorizzato da Bce, «è direttamente o fa parte di gruppi economici clienti della banca e debitori, in alcuni casi, per importi significativi. In totale esposti per un importo aggregato di oltre 520 milioni di euro» . Ora i candidati della lista anti-Bolla “stigmatizzano una modalità di fare competizione elettorale basata su attacchi personali e informazioni distorte e continuano invece a proporre una dialettica fondata sui fatti”. Dopo la Bce, anche Consob ha scritto Veneto Banca. L’istituto di Montebelluna avrebbe ricevuto una notifica dalla Commissione di sorveglianza relativa alla chiusura dell’attività ispettiva in corso. Si fa riferimento anche al cosiddetto “affare JPMorgan”, che aveva consentito a ben 1.500 soci di essere stati liquidati a febbraio 2015 proprio grazie a Jp Morgan. Insomma erano riusciti, in extremis, due mesi prima della svalutazione di aprile 2015, a liquidare le proprie azioni Veneto Banca ancora a 39,5 euro. Un bel colpo visto l’andamento odierno. La banca oggi non esclude che “le valutazioni cui potrebbe giungere la Consob possano avere impatto anche economico sui bilanci dei prossimi esercizi”. Dopo lo stop allo sbarco in Borsa della Popolare di Vicenza e le inevitabili ripercussioni sulle «fatiche» del fondo Atlante, i riflettori del mercato sono tutti accesi sulla Veneto Banca, che si riunisce a Marghera .E che entro giugno dovrà varare l’aumento di capitale da 1 miliardo contestuale alla quotazione in Piazza Affari. A differenza dei vicentini, l’istituto di Montebelluna può contare fin dall’inizio su un consorzio di garanzia dalle spalle più larghe composto da Imi (Intesa Sanpaolo) insieme ad altre nove banche anche internazionali. L’intervento del fondo Atlante non è dunque scontato, anzi.
U. C.