Piazza delle Erbe, così com’è, stipata di banchi traboccanti delle cianfrusaglie più disparate, non piace quasi a nessuno. Mercoledì scorso la Cronaca ha lanciato un grido d’allarme sullo stato in cui versa il salotto della città, dove la frutta e la verdura di casa nostra sono state soppiantate da magliette di dubbio gusto, volgari grembiuli da cucina, mascherine di carnevale di scarsa qualità, ombrelli usa e getta, pile, luci, lucette e patarine fritte. Della vecchia, romantica e veronese piazza delle Erbe non è rimasto che il ricordo.
La colpa, è un dato di fatto, è delle giunte comunali che si sono alternate negli ultimi vent’anni: tutti i sindaci hanno preferito aprire alle “cinesate” (nessuno intende offendere i tantissimi onesti lavoratori orientali ormai perfettamente integrati) a scapito degli storici “piassaroti”, memoria di una Verona che purtroppo è stata cancellata con brutalità, forse in nome di altri interessi. Sui nostri canali social e alla mail della redazione sono arrivati decine di commenti. Quasi tutti i lettori, dicevamo, sono convinti che la piazza debba tornare al passato, quando gli unici banchi erano quelli che vendevano insalata, pomodori, carciofi, radicchio, carote, uva, mele, pere, angurie e meloni. Prodotti buoni e di provenienza certa, sicuramente di prezzo un po’ superiore alla media, ma non si può equiparare piazza delle Erbe a un mercato di periferia, non fosse altro per il costo d’affitto dei banchi.
I LETTORI
La Corporazione Esercenti Centro Storico Verona, sui Facebook, ha scritto: «Ciò che stupisce è la mancanza di territorialità delle tradizioni veronesi, anche da parte delle precedenti amministrazioni (…) Basta alibi si ristabilisca con urgenza la storia». Lorenzino Alberti: «Piazza delle Erbe è un porcaio! Aspettiamo che il Comune intervenga revocando i permessi per certe categorie di prodotti non idonei alla tradizione». Roberta Lorenzini: «Quelle bancarelle sono di una tristezza vergognosa. Possibile che a Verona non si riesca a far ritornare l’eleganza di un tempo, che invece Padova è riuscita a mantenere? È forse una questione di mentalità, di interessi, o di scarsa capacità di chi amministra?». Ancora commenti, su Facebook e sulla nostra posta elettronica. Michelangelo Zambelli chiede che la piazza ospiti solo prodotti veronesi, «diversamente lasciamola vuota». C’è anche chi non è contrario ai banchi di souvenir, perché «tutti devono poter lavorare», a patto però che la quota maggioritaria venga destinata ai prodotti veneti. Simonetta Pecoraro sbotta: «Così com’è fa schifo».
PRODOTTI GENUINI
Secondo Pier Angelo Passaia «bisogna puntare sulla qualità e selezionare la merce». Livia e Francesco Crescini ricordano «i bei tempi quando si potevano comperare i carciofi già puliti». Già: è un’immagine che profuma di buono, genuina, che ci fa luccicare gli occhi. Per motivi di spazio non possiamo pubblicare tutti i commenti, e però gli daremo ancora spazio nei prossimi giorni. Il nostro vuole essere un giornale della gente, tra la gente e per la gente. Anche il sondaggio pubblicato sulla nostra pagina Facebook sta raccogliendo molti pareri: «Siete d’accordo con la vendita di souvenir o vorreste che si tornasse alla frutta e alla verdura?». Finora è un plebiscito per il ritorno al passato, ma daremo il giusto spazio anche a chi non la pensa come noi. Marisa Sarti, sempre su Facebook, lancia una proposta: «Sottoscriviamo un referendum perché piazza Erbe ritorni il mercato delle erbe, come un tempo». Ottima idea.
Alessandro Gonzato
Ma c’è chi vuole il souvenir
Tra cinesi e indiani c’è chi spinge perchè da qui passano soprattutto tanti turisti, il dibattito al Calmiere sulla sorte dei banchetti
Il dibattito sulla sorte dei famosi banchetti di Piazza Erbe non si ferma. Gli esercenti veronesi delle bancarelle che punteggiano una delle piazze più belle d’Italia, oltre che la piazza italiana più amata nel mondo, a malapena rispondono. A partire da martedì 21 gennaio riprenderanno gli appuntamenti del ciclo “Succede a Verona: incontri e scontri ideata de il Nazionale”. La prima tappa di questa serie di dibattiti che coinvolgeranno i cittadini stessi, si terrà al ristorante Calmiere, in piazza San Zeno. Si parlerà infatti dei banchetti di Piazza Erbe. Banchetti sì o banchetti no? Quanto conta l’arredo e il decoro urbano di una piazza storia come Piazza delle Erbe? Le attuali attività di vendita di felpe, sciarpe, guanti, presine, grembiuli e altri oggetti brandizzati “Verona” esaltano la piazza? O la mortificano?
Nell’età romana Piazza Erbe rappresentava il centro della vita politica ed economica della città. Oggi è crocevia di banchetti di souvenir (veneziano per di più), abbigliamento, frutta e verdura e prodotti di cucina. Da commercianti nati a Verona come vorreste vedere Piazza erbe? «Su 10 ipotetici banchetti, 6 sono in mano a commercianti cinesi, indiani o comunque stranieri. Vendono i loro oggetti, che molte volte non hanno nemmeno a che fare con Verona, e fine. Il restante dei commercianti vende merce. E viviamo di questo. Se dovessero cambiare assetto non so di cosa potremmo vivere». Ma non ci sono solo proprietari, anche molti dipendenti lavorano alle bancarelle, e nessuno si sbilancia troppo. Qualcuno azzarda un: «Ci mancherebbe solo che mettessero solo frutta e verdura. É ridicolo. Da qua passano tantissimi turisti, e i turisti vogliono comperare souvenir di Verona. Di fare la spesa non interessa a nessuno. E poi, se vendessimo tutti la stessa cosa, la concorrenza sarebbe spietata».
Chi vende già frutta e verdura ha idee differenti: «Sarebbe bellissimo vedere un mercato a cielo aperto in piazza erbe. Chiaramente la merce dovrebbe essere diversificata, non solo frutta e verdura. Servirebbe qualcuno che vendesse formaggi, salumi, fiori… come in qualsiasi grande piazza d’Europa. Come a Barcellona per esempio». Altri non hanno intenzione di scendere a compromessi invece, puntando il dito sul Comune e sulle sue manovre. La maggior parte dei cittadini veronesi non ha dubbi: riportare Piazza delle Erbe ad un antico splendore più rinascimentale gioverebbe di molto al decoro urbano. Sì a spezie, fiori, frutta e verdura e molti altri articoli alimentari che magari attirerebbero molti cittadini a fare la spesa in piazza, invece che al supermercato. «Io abito in centro. Se in Piazza Erbe trovassi molte delle cose che prendo normalmente al supermercato mi risparmierei una bella fatica. Sarebbe bello, più tipico», spiega una signora residente in centro città. Altri invece vorrebbero dare più spazio ai souvenir tipici: «Ma che senso hanno le maschere del carnevale veneziano? Ci vorrebbero più souvenir tipici di Verona. Ai turisti piacciono le miniature dei nostri monumenti. La città merita di essere maggiormente valorizzata».
Vanessa Righetti