Il Piano Venatorio Regionale non supera il vaglio della Consulta. “Un epilogo scontato per tutti tranne che per le forze di maggioranza, che in modo prepotente e contrario all’interesse della tutela del territorio e della fauna hanno voluto trascinare gli enti locali veronesi e la stessa Regione del Veneto in una lunghissima e costosissima guerra legale che si è conclusa con un sonora sconfitta su tutti i fronti” commenta la consigliera regionale Pd Anna Maria Bigon.Dopo aver il perso prima al Tar e poi al Consiglio di Stato (settembre 2022) sul ricorso promosso dal Comune di Rivoli Veronese, “la maggioranza in Regione Veneto riceve un’altra dura lezione anche dalla Corte Costituzionale” che martedì 18 luglio ha dichiarato illegittimo (quindi incostituzionale) l’articolo 1 del Piano faunistico-venatorio 2022-2027 e le modifiche apportate il 28 gennaio 2022 alla Legge regionale 50/1993 (Protezione fauna selvatica e prelievo venatorio) con le quali Lega e Fratelli d’Italia avevano provato a sottrarre il territorio del Comune di Rivoli dalla zona faunistica protetta delle Alpi (Zfa) spianando di fatto la strada alle doppiette in ambito collinare. “Il dispositivo della Corte costituzionale dice due cose – continua Bigon – la prima, che esercitando il suo potere legislativo la Regione ha invaso gli ambiti di tutela dell’ambiente e dell’ecosistema di competenza esclusiva dello Stato. Secondo, che anche dal punto di vista dei contenuti, la maggioranza ha agito come un elefante in una cristalleria, dal momento che ha provato a modificare i confini della Zfa facendo riferimento ad un vago e inaccettabile criterio altimetrico, senza alcuna considerazione di merito sulla effettiva presenza della flora e della fauna alpina”. “In breve – conclude la consigliera Pd – la modifica proposta non aveva alcuna giustificazione, è stata soltanto una forzatura che ha fatto sborsare ai contribuenti veronesi e veneti fior di quattrini e su questo ci attendiamo quanto delle scuse da Lega e Fratelli d’Italia. Lo avevamo chiesto e detto più volte di fare un passo indietro, ma non ci hanno ascoltato”.