Perché a Mantova ci vogliono 30 giorni per costruire una recinzione in una proprietà vincolata e a Verona ce ne vogliono 180? Perché nel Veneto non esiste un piano paesaggistico. Perché per ogni intervento su edifici vincolati occorre rivolgersi alla Soprintendenza dei beni culturali, con conseguenze allungamento dei tempi e incremento dei costi di costruzione? Per l’assenza di un piano paesaggistico regionale”. Sono le parole di Matteo Faustini presidente dell’Ordine degli Architetti della Provincia di Verona a commento delle affermazioni del Ministro Sangiuliano e del Presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, sulla redazione di un piano paesaggistico veneto. Infatti la Regione Veneto, con il Presidente Luca Zaia, e il Ministero della Cultura, con il Ministro Gennaro Sangiuliano, hanno firmato a Venezia un Protocollo d’Intesa, accompagnato da un Disciplinare attuativo, per il completamento delle attività per l’elaborazione del Piano Paesaggistico Regionale. Si tratta del completamento di una complessa attività collaborativa, iniziata nel 2009 tra la Regione e l’allora Ministero per i Beni e le Attività Culturali, con la nascita del Comitato Tecnico per il Paesaggio (CTP) il cui lavoro svolto deve ora trovare completezza e deve essere assunto e fatto proprio dal territorio. Il Protocollo è indispensabile alla luce dell’approvazione del Piano Territoriale Regionale di Coordinamento (PTRC) del 2020 e della consapevolezza maturata della complessità della situazione vincolistica emersa, che hanno reso opportuno l’aggiornamento dell’Intesa del 2009. Ora la firma è arrivata ma si tratta solo di un “caldo augurio di buon lavoro’’, sul quale l’Ordine degli Architetti della provincia di Verona ha posto già le sue sottolineature. “La Regione dovrebbe convocare quanto prima i tavoli di lavoro almeno per le province, se non per tematiche comuni e invitare gli ordini professionali e tutti gli attori della filiera delle costruzioni, che sono gli operatori che meglio conoscono il territorio e le sue problematiche. Ricordo che al momento, operiamo con un sistema di vincoli paesaggistici che risalgono agli anni ’50, con conseguenze pesanti su tutto il processo costruttivo e di ristrutturazione. Faccio un esempio per tutti: il vincolo sul territorio della Valpolicella. Tale vincolo risale al 1957 e include tutti i Comuni dell’area fino ad una porzione di quello di Sant’Anna d’Alfaedo. In 65 anni il paesaggio della Valpolicella è mutato tantissimo: che senso ha far valere un vincolo paesaggistico sugli interventi nelle aree industriali? Nessuno. E’ evidente che il sistema non funziona, un po’ perché le competenze sono state affidate alle Province, che non hanno il personale per tradurle in azioni concrete, un po’ perché si è tentato di redigere il Piano Paesaggistico Regionale all’interno del Ptrc, il Piano regolatore regionale. Noi architetti, ci mettiamo a disposizione della Regione per risolvere questo annoso problema che vincola in modo eccessivo la filiera delle costruzioni, “intasa” la Soprintendenza di pratiche e consente di realizzare obbrobri come Monte Ricco. Perché poi i sistemi per aggirare leggi datate e competenze assegnate a più ci sono sempre se uno non vuole rispettare il dettato legislativo…”. Piano paessagistico regionale? “Assente’’