Centrodestra scatenato all’attacco del Piano sosta proposta dall’Amministrazione Tommasi e sostenuto e difeso dall’assessore alla Mobilità Tommaso Ferrari. Un piano che prevede, dopo l’entrata in funzione del filobus, alcune rivoluzioni che saranno però anticipate da alcune novità: a Borgo Trento arriveranno gli stalli di sosta gialloblù per i residenti, la Ztl verrà chiusa 24 ore su 24 e così via. Per il consigliere regionale e comunale Alberto Bozza di Forza Italia si tratta di un “Improponibile e ideologico piano della sosta”. Per cil consigliere comunale della Lega Niccolò Zavarise siamo davanti al pericolo “di una vera desertificazione del centro storico”. Due prese di posizione che arrivano dopo l’appello lanciato da Paolo Arena, presidente di Confcommercio che ha chiesto al Comune gradualità e prudenza: “Prima di una eventuale chiusura totale della ZTL, in ogni caso – aveva detto Arena ieri sulla Cronaca di Verona – andranno approfonditi una serie di elementi e criticità che rischiano di impattare pesantemente sulla vivibilità del Centro, dove l’equilibrio tra chi lo abita e chi vi lavora, oltre 2mila le persone impiegate dalle nostre aziende, è estremamente delicato. Vero è che il rafforzamento del trasporto pubblico collettivo ridurrà con il tempo alcune di queste problematiche, ma si deve procedere con prudenza”. E Bozza, consigliere comunale e regionale, aggiunge: “Le prese di posizione delle categorie economiche rafforzano la nostra contrarietà. Non si può predisporre un piano di sosta senza prima valutare l’impatto del Filobus e con una città priva di traforo e di parcheggi attorno alle Ztl”. Bozza poi condivide le parole di Paolo Arena sui plateatici: “E’ necessario un regolamento più moderno perché il Piano della sosta presentato è utopistico, improponibile e insostenibile. Gli interventi del presidente di Confcommercio Paolo Arena e della Corporazione degli esercenti del centro storico Tiziano Meglioranzi rafforzano la nostra posizione”. Tra l’altro, dice Bozza, “l’assessore Ferrari non la racconta giusta e gioca con le parole. Dice che il nuovo piano sosta entrerà in vigore dopo la chiusura del cantiere di via Città di Nimes nel 2024, a parte che non è del tutto vero perché alcuni interventi saranno in vigore già da quest’estate, come si può leggere dai documenti del piano, ma soprattutto Ferrari omette di dire che i disagi sulla viabilità si aggraveranno comunque perché nel 2024 molti altri cantieri del filobus saranno ancora aperti attorno alle zone interessate”. Bozza continua: “C’è forte disagio e preoccupazione di cittadini, esercenti e lavoratori. Non si può rendere permanente la Ztl in centro storico e introdurne una nuova sul modello C di Milano in borgo Trento con tassa d’ingresso. La Ztl poi a Santo Stefano, nello stato di cantieri in corso, oggi vuol dire scaricare ancora più traffico su Valdonega e San Giorgio, già intasati adesso, altro che green e mobilità sostenibile”. Insomma, secondo Bozza “non si può pensare a soluzioni del genere senza prima aspettare l’impatto del Filobus nel 2026 sulla viabilità. Come non è fattibile rivoluzionare il Pums ancora sprovvisti di traforo. Ci mancano insomma le infrastrutture per sostenere certe idee”.
“Si vuole fare cassa”. “Idee da ricchi”. Al centro delle polemiche la chiusura totale della Ztl e l’aumento delle tariffe di sosta
“Vedo”, dice ancora Bozza, “molta ideologia e poco pragmatismo nell’amministrazione Tommasi. Ci si fermi e si proceda ad un’analisi graduale e pragmatica”. Secondo Bozza, infatti, “non è serio adottare un piano sosta dicendo ai cittadini arrangiatevi con bici e monopattini. Ma chi ha figli come fa? E chi lavora?”. L’impressione di Bozza è che “il Comune voglia solo fare cassa. Gli aumenti delle tariffe fino al 30% in più sugli stalli blu saranno prossimi”. Mentre ancora “non dà risposte alle attività economiche sui plateatici, rendendo più snelle le procedure per ottenerli” e “varando finalmente un regolamento serio ed aggiornato, con concessioni pluriennali”. “Dopo la pandemia sono cambiate le abitudini e occorre maggiore elasticità e apertura sulla concessione degli spazi all’aperto agli esercizi commerciali” conclude Bozza. Drastico anche il commento di Nicolò Zavarise, unico consigliere comunale della Lega a Palazzo Barbieri e che sul punto sta dando battaglia: “Il piano della sosta e mobilità dell’assessore Ferrari avrà come drammatica conseguenza la desertificazione del centro storico di Verona!” “L’estensione della zona vincolata fuori dalle rive dell’Adige, l’aumento complessivo delle tariffe di sosta e la mancanza di servizi per l’accesso al centro, utili anche per disabili e famiglie, certificano che ogni azione messa in campo da questa amministrazione ha un senso esclusivamente ideologico, teso alla demonizzazione del trasporto privato e che impatta negativamente sui cittadini e su chi lavora, categorie che già negli ultimi mesi stanno impazzendo a causa di una gestione assurda della viabilità urbana”, afferma infatti l’esponente leghista. “La competenza amministrativa è zero: c’è un ribaltamento psicotico dell’iter procedurale dato dalla frenesia di raggiungere nell’immediato l’obiettivo di chiusura della città, senza prima aver predisposto i necessari servizi per renderla permeabile”. Zavarise vede un pericolo per il commercio e gli stessi residenti del centro: “Con questo progetto di blindatura del centro, in salsa sinistra ecologista, saranno messi a repentaglio i vari esercizi commerciali che verrano depredati da una fascia di clientela veronese non residente in centro, danno che si ripercuoterà inevitabilmente anche sui numerosissimi dipendenti e lavoratori degli stessi esercizi commerciali, oltre a provocare un disagio per gli stessi residenti, dal momento che tra pedonalizzazioni e ztl anche i posti auto a loro favore diminuiranno ulteriormente, senza nessun miglioramento concreto ai fini della vivibilità. È probabile dunque che nel giro di pochi anni ci troveremo una città antica frequentata esclusivamente da turisti stranieri e da dopo il tramonto da teppisti e facinorosi. Il tutto, probabilmente, per accontentare una ristretta cerchia di elettorato che considera la città come il proprio giardino privato. L’idea di creare una sorta di area C stile Milano (nella sostanza: più ti avvicini al centro e più paghi) non incentiva per nulla la mobilità sostenibile, bensì attiva la cosiddetta mobilità dei ricchi, un vero sistema di classismo”. “Dopo la selvaggia riduzione dei platetaici”, conclude Zavarise, “e il continuo impoverimento dell’offerta di qualità artistica e museale cittadina assistiamo adesso ad un nuovo colpo contro chi il centro lo vuole vivere e far vivere con il proprio lavoro.