Piano case, il Pd “avvisa” il sindaco Dopo la proposta dell’assessore Benini di vendere le farmacie Agec, respinta da Tommasi, i Dem presentano un articolato documento con proposte operative da sottoporre alla coalizione “Rete!”. “Il disagio sociale e la povertà sono in aumento”.

Dopo la proposta di vendere le farmacie di Agec, avanzata dall’assessore Benini e respinta dal sindaco Tommasi, ora il Pd presenta un vero e proprio piano casa, articolato, con proposte a breve e a medio termine. L’emergenza alloggi infatti si sta cendo sempre più grave. E superando proposte-lampo, il Pd ha messo nero su bianco un documento che può costituire la base per un lavoro di ricerca di risorse, finanziamenti, immobili al fine di aiutare i ceti sociali in difficoltà e che sarà condiviso con la coalizione Rete! che fa capo appunto al sindaco Tommasi.
Innanzi tutto i numeri del disagio abitativo per inquadrare il fenomeno emergenziale. Nel 2022 vi sono state nella nostra provincia 1.558 richieste di sfratti esecutivi; sei mesi fa, il numero di nuclei familiari veronesi in lista di attesa per una casa Ater ammontava a 2.068; nel solo comune capoluogo all’incirca 200 persone senza dimora dormono all’addiaccio, 270 sono ospitate nei dormitori e un altro centinaio in alloggi di fortuna assolutamente inidonei sotto il profilo dell’igiene e della sicurezza. A fronte di tutto questo, 575 alloggi dell’Agec e diverse centinaia dell’Ater sono sfitti perché mancano i fondi per il loro riatto o la loro ristrutturazione.
Secondo il Pd dunque “la questione abitativa rappresenta oggi la più grande e impellente problematica sociale per la città e la provincia di Verona. Un tema politico prioritario a tutti i livelli, nazionale, regionale, locale. Le scellerate politiche antipopolari del governo Meloni, come l’azzeramento del fondo nazionale per il contributo sugli affitti e quello per la morosità incolpevole, hanno aperto una voragine sotto ai piedi di un larga fetta di popolazione più esposta al ciclo economico, già impoverita dalla crisi e dal caro vita, che sta scivolando verso la marginalizzazione e l’impoverimento. (vedi rapporti Caritas e Censis)”.
Il metodo operativo: “Il tema non può essere delegato ad un solo assessorato (si pensi soltanto al tema all’esplosione delle locazioni brevi turistiche che riducono l’offerta del mercato privato degli affitti a scopo abitativo). Le dimensioni e le caratteristiche del fenomeno sono tali da richiedere un impegno intersettoriale permanente guidato direttamente dal Sindaco”.
“Proponiamo, pertanto, che nel mese di febbraio 2024 venga creato in Comune un tavolo di lavoro e co-programmazione con tutti gli stakeholder disponibili”.

“Agec, capire qual è la vera mission”

Innanzi tutto, le misure immediate, necessarie e urgenti. “Nel giro di poche settimane è necessario reperire molti posti letto in strutture inutilizzate, -afferma il documento del Pd sull’emergenza casa- per dare un tetto e una doccia alle tante persone che ancora dormono all’addiaccio. Le strutture inutilizzate possono essere quelle già a disposizione degli enti locali (padiglioni fieristici, ex caserme, ecc.), come pure del mondo della solidarietà.
Misure di breve termine, entro comunque il 2024. “Chiediamo che Agec, anche modificando il regolamento sulle assegnazioni, sia messa nelle condizioni di intensificare lo sforzo per concedere temporaneamente, in comodato d’uso, agli organismi disponibili del terzo settore, gli alloggi che è possibile riattare rapidamente e locare alle persone senza dimora che lavorano e alle famiglie in lista di attesa. Questo sforzo è già stato avviato ma su numeri insufficienti, mentre l’obiettivo entro quest’anno dovrebbe essere quello di assicurare un alloggio a centinaia di persone”.
“Chiediamo, inoltre di avviare la creazione di un “ostello sociale” che possa ospitare persone singole che lavorano (ad esempio supplenti scolastici o lavoratori di imprese edili, ecc…) o studenti universitari, in modo anche da ridurre la pressione sui dormitori; a questo fine, per accelerare i tempi, si potrebbe cercare e reperire una struttura privata, di tipo alberghiero, già esistente e idonea”.
“Una terza soluzione da studiare e mettere in campo in tempi brevi riguarda il sostegno pubblico a cooperative sociali o fondazioni che si pongano come intermediari e garanti tra i proprietari di case e le persone che ne hanno bisogno. Attivare per questo stesso fine le aziende che hanno necessità di manodopera, e che potrebbero farsi garanti nei confronti dei proprietari di case per gli obblighi dei loro dipendenti conseguenti ad un contratto di affitto”.
“Buoni risultati in tal senso si possono raggiungere anche con l’istituzione di un fondo di garanzia del Comune per i proprietari privati disponibili ad affittare appartamenti”.
Misure con impatto a medio-lungo termine. “Occorre reperire una cifra consistente per investimenti pluriennali, che nel convegno del 2 dicembre abbiamo indicato in 14 milioni di euro per il riatto e la ristrutturazione di tutti gli alloggi Agec tuttora inutilizzati. A questo fine rilanciamo la proposta di una “due diligence” da avviare prima possibile su alcune o anche tutte le attività gestite da Agec, per valutare se convenga concentrarsi maggiormente sulla “mission” principale: la casa! Proponiamo inoltre all’Agec di realizzare prima possibile la vendita di alcuni immobili, soprattutto non utilizzati e di facilitare l’acquisto degli appartamenti ERP da parte delle famiglie assegnatarie che possano farlo, soprattutto in condomini misti, difficili da gestire”.
Quale ritorno economico per la città?
“Le misure più consistenti – spiega il documento del Pd – avranno bisogno di qualche anno per essere a regime (reperimento fondi, incarichi professionali, appalti, realizzazioni) e fra due/tre anni si esaurirà la spinta del 110 per cento e del Pnrr. Pertanto, gli investimenti in materia di edilizia popolare potranno essere un traino economico importante per la città, in cui coinvolgere liberi professionisti, artigiani, piccole e medie imprese, così come a seguito del Convegno sull’utilizzo della zona produttiva della Marangona riteniamo di aver dato un contributo importante che potrà coinvolgere la media e grande industria, l’Università e la ricerca per una Verona sempre più europea e a vocazione industriale innovativa”.