Ennesima battuta d’arresto nella fornitura dei vaccini anti-Covid. E lo scontro con la Pfizer si surriscalda. Delle 294mila dosi previste oggi, già tagliate del 29% rispetto agli accordi, ne arriveranno, riporta l’Agi, solo 53mila. Un sesto. Poi, domani dovrebbero consegnare le restanti 241mila, salvo sorprese.Un nuovo ritardo che la multinazionale Usa attribuisce all’aggiornamento del programma di fornitura. Ma che, di fatto, rischia di rallentare la campagna di vaccinazione in Italia, mettendo a rischio la somministrazione del richiamo nei tempi utili. In attesa della Conferenza Stato Regioni in programma questa sera, si pensa a un piano di solidarietà tra regioni. Chi ha più scorte nei magazzini potrebbe essere invitato a cederle a chi ne ha maggior bisogno in questo momento, nella speranza che la distribuzione delle dosi da parte della casa farmaceutica torni a regime. Altrimenti l’Italia potrebbe appigliarsi a una clausola del contratto. E inchiodare la Pfizer.
Il nodo penali. Al di là del definirlo “un ritardo incredibile” e di chiedere il ripristino delle forniture, il commissario straordinario Domenico Arcuri, sta definendo una strategia d’attacco contro la Pfizer. Raccolto tutto il materiale necessario per procedere nelle sedi competendi e allertata l’Avvocatura dello Stato, resta da capire se sia possibile applicare le penali. Il contratto firmato dalla Commissione europea con l’aziende produttrice è riservato. Ma fonti autorevoli che hanno potuto leggerlo garantiscono che una penale in caso di ritardo c’è. Il controllo sulle eventuali inadempienze non verrebbe fatto però sulle forniture settimanali, ma ogni tre mesi. Ed è qui che può venire in soccorso una mossa insperata da Bruxelles.
La mossa “inattesa” di Bruxelles. “Accolgo con favore la decisione di Pfizer-Biontech primo nostro fornitore del vaccino contro il coronavirus di avere accettato di mettere il testo del nostro accordo a disposizione dei membri del Parlamento europeo e mi auguro che questa non sia la fine della strada e continuiamo a lavorare con tutti i fornitori di vaccini per ottenere il loro parere favorevole a estendere il più possibile questo accesso alle informazioni”. A dichiaralo, riporta La Presse, la commissaria europea alla Salute, Stella Kyriakides, nel suo intervento alla plenaria del Parlamento europeo. Insomma, se c’è una possibilità per l’Italia di rivalersi su Pfizer, è nel contratto.
L’asso nella manica per inchiodare Pfizer. Ma stando alle indiscrezioni trapelate se Pfizer non dovesse consegnare all’Italia entro marzo 8 milioni e 749 mila dosi, come da tabella allegata al contratto per il primo trimestre, la penale scatterebbe eccome. E equivarrebbe al 20% del valore delle dosi mancanti. Ma se la verifica è spostata a marzo, ad oggi l’Italia sembrerebbe non avere carte in mano per fare ricorso contro Pfizer. Non proprio secondo le fonti informate. Nel contratto ci sarebbe anche un’altra clausola: nell’arco dei singoli trimestri la fornitura deve essere omogenea ed eventuali modifiche devono essere comunicate con un largo anticipo. Ed è qui che l’Italia può giocare la sua carta. Certo, la speranza è che non ci sia bisogno di ricorrere a vie legali che comportebbero comunque ritardi e complicazioni di cui in questo momento non c’è davvero bisogno.