“La società Miteni aveva attivato nei propri dipendenti i biomonitoraggi sulle sostane tossiche all’inizio degli anni 2000, la Regione Veneto ne è venuta a conoscenza nel 2013”. Le parole della dottoressa Francesca Russo, direttrice del Dipartimento di prevenzione della Regione Veneto, che oggi ha testimoniato come teste dell’accusa nel processo Pfas, lasciano intendere che la ditta di Trissino fosse a conoscenza dell’utilizzo di sostanze nocive molto tempo prima che la denuncia-segnalazione arrivasse agli organi istituzionali, e che mirasse a tenere la cosa nascosta alle autorità.
Il tema è stato affrontato nel corso del processo davanti alla corte d’Assise in cui sono imputati 15 manager di Miteni, Icig e Mitsubishi Corporation, accusati a vario titolo di avvelenamento delle acque, disastro ambientale innominato, gestione di rifiuti non autorizzata, inquinamento ambientale e reati fallimentari. La teste è stata inoltre chiamata a rispondere sulle azioni messe in campo per preservare la salute delle aree contaminate. “La dottoressa Russo ha spiegato che nel 2013, quando sono arrivati in Regione gli studi del Cnr, le autorità sanitarie hanno elaborato e consegnato agli acquedotti i ‘parametri della performance’, cioè i valori di legge cui attenersi per l’acqua potabile, è sulla base di quei dati che sono stati realizzati i filtri”, ha commentato l’avvocato Angelo Merlin, che con i colleghi Marco Tonellotto e Vittore d’Acquarone tutela le società idriche Acque del Chiampo, Viacqua, Acquevenete e Acque Veronesi, tutte costituitesi parte civile. Si torna in aula il 28 aprile prossimo.Nella complessa vicenda giudiziaria, lo ricordiamo, sono coinvolti numerosi Comuni della Bassa Veronese.
Davanti alla Corte d’Assise è intanto proseguita l’audizione della Dott.ssa Francesca Russo, responsabile della Direzione Prevenzione, Sicurezza alimentare e Veterinaria della nostra Regione, esaminata innanzitutto dall’Avv. Fabio Pinelli, difensore della parte civile costituita Regione Veneto.
La Dott.ssa Russo ha evidenziato gli elementi da cui si può comprendere la consapevolezza in capo alla società della tossicità dei PFAS già in momento precedente al 2013. In particolare, la circostanza che la Miteni abbia svolto sin dai primi anni 2000 analisi sui propri lavoratori proprio per monitorare la presenza nel sangue delle sostanze perfluoroalchiliche, di cui già gli studi internazionali indicavano la nocività per l’organismo. Altrettanto, l’esame si è soffermato sugli esiti delle analisi condotte dalla Regione e, nello specifico, dal Servizio Epidemiologico Regionale, dal Dott. Enzo Merler e dalla Dott.ssa Paola Facchin per quanto riguarda la correlazione tra l’esposizione ai PFAS e i dati clinici che mostrano l’aumento dell’incidenza statistica nella popolazione esposta della mortalità, della prevalenza di determinate patologie (ipertensione arteriosa, cardiopatia ischemica, dislepidemia e malattie tiroidee).
Il procedimento è stato rinviato al prossimo 28 aprile, alle ore 9.30, per l’esame del Dott. Domenico Mantoan e del Mar. Manuel Tagliaferri del Nucleo Operativo Ecologico di Treviso, che ha condotto le indagini.