Pfas, domani a Padova un summit nazionale per le linee guida Arriva la proposta per ridurre le concentrazioni nel sangue dei residente nelle zone rosse.

Arriva la proposta sperimentale per ridurre le concentrazioni di Pfas nel sangue dei residenti delle zone coinvolte: i filtri a carboni attivi per “purificare” i corpi di chi è stato sottoposto all’inquinamento.

Sabato 11 maggio al Bo il convegno sui rischi lungo la filiera agroalimentare: coinvolte Veneto, Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna e Toscana. Il professor Carlo Foresta: “La priorità è limitare i danni provocati da queste sostanze”.

Pfas, summit nazionale a Padova

Sabato 11 Maggio a Padova presso il palazzo del Bo, dalle 9 del mattino alle 17, è in programma il convegno nazionale dal titolo Pfas: valutazione del rischio nella filiera agroalimentare dalla produzione primaria al confezionamento. Una visione one health”, organizzato da Fondazione per lo studio degli alimenti e della nutrizione (Fosan) e Fondazione Foresta Onlus, che riunirà i massimi esperti del settore insieme alle istituzioni nazionali e del territorio.

L’inquinamento ambientale è un problema diffuso a livello globale, il caso dei composti perfluoroalchilici (Pfas) ha acquisito estrema rilevanza soprattutto nel territorio Veneto nell’ultimo decennio, ma recentemente sta emergendo un inquinamento esteso a tutto il territorio nazionale.

In Italia le acque maggiormente colpite, oltre al Veneto, sono quelle di Piemonte e Lombardia, regione quest’ultima dove sono state riscontrate tracce di Pfas soprattutto nell’area metropolitana di Milano, e anche in Emilia Romagna l’acqua risulta contaminata. Mentre in Toscana nel 2022 è stata riscontrata la presenza di Pfas nel 70% delle acque superficiali, nel 30% di quelle sotterranee e nel 100% dei campioni di flora e fauna analizzati. Secondo un recente rapporto di Greenpeace, in queste regioni sono state rilevate concentrazioni di Pfas a volte persino superiori ai 500 ng/l.

Da qui nasce il convegno di sabato 11 maggio a Padova che si prefigge di tracciare una linea condivisa nel proporre comuni strategie di intervento sanitario e di prevenzione nelle popolazioni a elevato rischio espositivo ai Pfas, dei protocolli validi per tutti che hanno l’ambizione di diventare delle linee guida di buone prassi per tutelare la salute dei residenti.