Nel cuore di Verona, in via Rosa 6, si è recentemente aperta la terza sede europea di
“Peter Frey Gallery”, uno spazio dedicato all’arte contemporanea internazionale diretto con passione dalla veronese Camilla Santi.
L’esperienza della galleria è legata al percorso dei viennesi Peter e Andrea Frey che vedono nella nostra città il trampolino di lancio per espandere la loro proposta espositiva anche in Italia. Dopo una collettiva d’inaugurazione, rappresentativa del progetto generale, si lancia ora “Profano vs. Sacro”, dell’egiziano Yves Hayat.
L’artista, grazie all’originaria formazione in grafica pubblicitaria attuata in Francia, ha ampiamente sperimentato alcune metodologie e tecniche visive utili al processo creativo della sua arte. La mostra veronese è focalizzata sulla “sacralizzazione di esseri e oggetti profani” diventata uno dei principali tratti distintivi della nostra contemporaneità e concepita come strumento divulgativo di credenze, opinioni e comportamenti. Il “frenetico desiderio di trovare un senso”, spiega l’artista, emerge in una realtà sempre più povera di significativi punti di riferimento valoriale.
Allo stesso modo, “le icone sacre e gli oggetti religiosi possono essere utilizzati nella cultura popolare, nella moda, nella pubblicità o nel cinema per trasmettere e reinterpretare i messaggi”. Assistiamo quotidianamente a vetrine mediatiche (specie sui social network) che condividono e scrutano le vite di persone divenute celebri e, solo per questo, trasformate in emblemi profetici e quasi divini.
Parallelamente, nell’odierna società dei consumi, anche gli oggetti (abbigliamento firmato, automobili di lusso o accessori di tendenza) sono recepiti come simboli di omologazione, da esibire per influenzare le scelte di vita o di acquisto e per mostrare al mondo successo, appartenenza e conformità a status senza i quali ci si potrebbe sentire inadeguati.
La ricerca creativa di Yves Hayat volge lo sguardo a questo spaccato contemporaneo per proporre un’estesa rielaborazione di immagini (ritratti, prodotti iconici, foto di esterni e dipinti famosi) con l’utilizzo fluido di varie tecniche (fotografia, grafica, scansione, fotoritocco e stampa) da lui definite un insieme di “installazione e narrativa figurativa”. Il
suo progetto di “consumatore totale di immagini” è ben rappresentato nell’allestimento “Profano vs. Sacro” che pone al centro dei diversi cicli creativi esposti visioni collettive riconoscibili e contestualizzabili dalla maggior parte delle persone.
La teatralizzazione e la provocazione sono le cifre distintive dell’artista considerato, attraverso le sue creazioni, “regista di una nuova realtà”.
L’allestimento alla “Peter Frey Gallery” regala un’intensa carrellata di sovrapposizioni che apre molti interrogativi, indaga l’essenza dell’umana condizione e pone in dialogo “passato e presente, bellezza e orrore, lusso e violenza, indifferenza e fanatismo”.
Attraverso quella che Hayat definisce “appropriazione indebita di immagini” l’artista, per sua stessa ammissione, manipola la realtà piuttosto che registrarla e definisce una scenografia d’insieme che introduce a numerose contraddizioni delle nostre società quali, per esempio, la distribuzione iniqua delle risorse, la forza pervasiva della pubblicità, la debolezza della politica, la diffusione delle guerre o la commercializzazione dell’arte.
La selezione delle opere inserite in questa bella mostra ci riporta un immediato resoconto visivo di ciò che “la nostra storia e la nostra società hanno pensato, generato, trasformato e distrutto”.